giovedì 15 marzo 2012

My block (il mio quartiere.....)



Come si combatte una crisi economica? Come si combatte la distruzione creata dalla globalizzazione? Come si combattono disoccupazione, distruzione dei diritti, della sovranità? Come si cerca di restare agganciati alla realtà di questi tempi? Certamente con ricette alternative che leggete in questo blog, certamente informandoci e divulgando quello che impariamo. Tutto giusto, ma per quel che mi riguarda, combatto tutto questo con le mie radici, ricordandomi dove sono nato, le persone che mi hanno cresciuto e che hanno dato una mano ai miei genitori, ricordandomi dell’esempio di mio fratello, ricordandomi la terra che ho calpestato, ricordando alla fine cosa è stato importante nella mia vita.
Proprio stasera (mercoledì 14 marzo 2012) passavo per Camisano, avevo un po’ di tempo prima dell’allenamento, dai Michele, torna a vedere la tua prima casa, quel luogo che ti ha visto nascere e crescere. La macchina va quasi da sola, entro nel mio quartiere, sembra un po’ invecchiato, qualche cancellata arrugginita, i marciapiedi con qualche buca qua e la, il parco con le erbacce alte. Via P.Lioy numero 3/9, li in curva, parcheggio, suono a casa Luison. Esce Adriano che li per li non mi riconosce, tiro un urlo: “Adriano sooo mmiiii”. Esce in canottiera d’ordinanza (per inciso sta in canottiera anche in gennaio, ma questi sono dettagli). Gli stringo la mano, mani tozze ma tremendamente forti che ogni volta sembra mi voglia rompere un dito, mi apre la porta, ci guardiamo reciprocamente e non so perché ma è come se fosse pure casa mia. È quella sensazione che basta uno sguardo per capirsi, che non servono parole. Ogni volta gli dico che mi fermo 10 minuti, giusto il tempo di sentire come va, e poi i 10 minuti diventano un’ora, diventano un litro di succo di frutta e qualcosa da mangiare. Sempre. Quando mi parla lo ascolterei ore, come quella volta che mi ha raccontato di aver preso su i morti del Vajont, oppure quando stasera mi ha raccontato della vita da “schiavo” fatta presso le famiglie di potenti di 50 anni fa. O ancora quando gli ricordo di quella volta che venne lui a prendermi alla fermata del pulmino, stringendomi la mano talmente forte che non la sentivo più, malo guardavo ed ero protetto come se Adriano fosse un misto tra Superman e Hulk. C’è sempre un esempio, un aneddoto che mi riporta indietro, a respirare gli anni ’80 e ’90. Quel quartiere rappresenta ancora tanto per me, mi ha dato tanto, amicizie vere che resistono tutt’ora, un quartiere che mi faceva sentire sicuro, protetto e sempre a casa anche se ero sempre per strada. Un quartiere che mi ha fatto crescere prima del tempo per poter seguire l’esempio dei ragazzi più grandi di me. Un quartiere “spietato” però da un altro punto di vista perché quando si giocava in strada fregava niente a nessuno se eri il più piccolo, a calcio erano sfide all’ultimo goal, a nascondino all’ultima corsa e le sfide in bicicletta finivano molto spesso in ginocchia sbucciate e pianti disperati. Ma il giorno dopo eri li, era una questione di orgoglio, mollare era da codardi. Il mio quartiere l’ho visto cambiare, ho visto arrivare gente e sparirne altra. Ma quel quartiere pulsava, trasmetteva gioia e tristezza assieme, ti accoglieva sempre. C’era tutto quello che potevi desiderare, i campi dietro casa dove correre fino a perdere le gambe, i fossi dove d’inverno andavi a pattinare sul ghiaccio con le scarpe da ginnastica. C’era Edo con il canestro in cortile, e gli americani nella villetta di fronte che erano una gabbia di matti, col papà di questi che si metteva a suonare il piano alle 4 di mattina (oh, mai sentito uno migliore di lui), che mangiavano hamburger che McDonald sembra sano. O che si picchiavano in strada tirandosi di quei pugni che io pensavo: “Vabbè, non devono faro poi così male”. C’erano le partite a calcetto in strada con il portoncino usato come porta. E c’erano gli aneddoti che si tramandano tutt’ora, come quello di “Carnera” che tiro un calcio ad un pallone da basket talmente forte che lo fece volare per 200 metri (Diego correggimi se sbaglio) spaccando la porta di una maniglia dei nostri vicini di casa. C’erano le partite infinite a ping pong, c’erano le serate a testa in su con mio papà che mi spiegava lo spazio infinito. Sto ancora parlando con Adriano, solo le 8 passate, lo fermo: “Adriano, vara che go da ndare via!!”. Chiedo come sta la Romilda al piano di sopra, un ultimo saluto e mi avvio. Prima di salire in macchina guardo il giardino dove si giocava a pallone e dove adesso c’è una palma di 4-5 metri che 15 anni fa era alta 50 cm. Mi guardo attorno ed è come se il quartiere mi volesse dire qualcosa, come se mi volesse trattenere o dare una parte di se. Salgo in macchina, faccio un ultimo respiro profondo per assaporare l’aria come se li avesse un profumo diverso. È come per un pesce rientrare in acqua dopo un lungo tempo nella terra ferma, è qualcosa di indescrivibile. Il mio quartiere è invecchiato, come me, e adesso non ho più la foga di percorrerlo in lungo e in largo, di “consumarlo”. Vorrei stare li, seduto magari sul prato o sul marciapiede e farmi raccontare la sua storia. Ma il tempo è tiranno, mi giro verso il mio ex appartamento, c’è una luce accesa in cucina, e la mente mi riporta a quell’ultimo giorno, quando mio papà staccò gli ultimi quadri e chiuse la porta per sempre. Li per li non realizzavo il momento, ora darei qualsiasi cosa per riaprire quella porta e rivedere la vita che c’era dentro 15-20 anni fa. L’ho visto chiudersi alle mie spalle freddo, scuro e con le malte cadute sul pavimento. Ritorno al presente, apro la macchina e attraverso le strade del quartiere per raggiungere il palazzetto. Esco piano, voglio godermi tutti gli ultimi secondi. Arrivo allo stop e mi rivedo 20 anni fa mentre correvo in bici o quando col pallone andavo al parco. Sono sensazioni che non si cancelleranno mai. Le rendo manifeste perché voglio che anche chi legge provi a ricordarsi quel posto dove si sentiva in pace con tutto. Le rendo manifeste perché queste sono le mie radici e ne vado profondamente fiero. Sono tutto quello che ho, sono la mia valigia piena di esperienze. E niente me la porterà via. Non la crisi, non l’apatia che viviamo, non la perdita di valori. Il mio quartiere resta di fatto una parte di me, probabilmente la migliore parte di me.

martedì 13 marzo 2012

Perchè.....


Questo post nasce da una confronto avuto con il mio amico Alessandro, meglio conosciuto per mezzo Veneto come Il Centro. Lo dedico a lui sperando gli possa piacere e sperando di aver capito quello che mi stava proponendo.
Credo sarà capitato a tutti voi almeno una volta nella vita di chiedervi perché? Quelle domande rivolte a noi stesse, che a volte rimangono senza risposta, che altre volte invece invadono tutti i nostri pensieri, che ti impediscono di reagire e ti inchiodano sulla sedia con le mani sulla testa. Quelle domande che invece ti fan ridere o ti fanno incazzare. A me è capitato molte volte, moltissime ultimamente a dire la verità. E sono domande che non riesco più a tenere dentro, perché a volte mi capita di urlarle in macchina mentre ascolto la radio pur di mettere a tacere i miei pensieri.
Allora tanto vale scriverli, non tanto per renderli pubblici, ma per trasferire le mie domande, i miei perché a questo foglio, come se alla fine di questo post toccasse a lui darmi le risposte.
Allora perché? Perché ogni giorno è uguale agli altri? Perché non posso semplicemente essere e vivere? Perché devo? Perché devo lavorare anziché esprimere il mio talento attraverso le cose che veramente mi piacciono? Perché devo vivere dentro a questo sistema? Perché io quasi trentenne sono considerato e visto dalla mia classe politica come un bamboccione, sfigato attaccato alle gonne della mamma? Perché se rivoglio indietro i miei diritti sono un estremista? Perché se dico come la penso è meglio che non la dico sennò gli altri chissà cosa pensano? Perché se una cosa la dicono in tanti è sicuramente giusta? Perché se chiedo indietro il mio futuro credono sia un che non ha un cazzo di voglia di fare? Perché pochissimi al mondo comandano sulla vita di milioni di persone e nessuno sa chi sono questi? Perché la tv, i giornali, la radio ci invadono con notizie inutili? Perché i discorsi che sento nelle sedi dei partiti suonano un po’ come: “Dai misuriamocelo e vediamo chi ce l’ha più lungo”? Perché è sempre colpa di qualcun altro e nessuno alza mai la mano dicendo: “Oh sto giro la cazzata l’ho fatta io”? Perché noi tutti, e parlo veramente di tutti, siamo così abituati a vivere di stenti, quando esistono alternative per vivere senza l’ansia di non arrivare a fine mese? Perché non ci siamo accorti di chi ci ha rubato la nostra democrazia e la nostra sovranità come popolo? Perché vedo e sento gente dire: “A me la politica fa schifo” e poi buttarsi con Beppe Grillo? Perché mi tocca sentire gente dare il buon esempio quando non sa nemmeno di cosa si sta parlando? Perché siamo arrivati a questo punto dove dobbiamo scegliere se pagare le pensioni o la cassa integrazione? Perché non è ancora sufficiente vedere le scene drammatiche in Grecia per capire che quella crisi arriverà pure da noi nel giro di un paio di anni? Perché vedo un sacco di gente contenta perché cambia il suo pc/cellulare/tablet ogni 1-2 anni o anche meno, ignorando completamente che il Coltan contenuto in questi aggeggi ha scatenato una guerra civile in Congo e un esodo senza precedenti?

Perché ignoriamo il fatto di avere le mani che grondano sangue, dolore e ingiustizia? Perché vogliamo così male a dei popoli così distanti? Perché non riusciamo a vedere il piano preparato dalla Commissione Europea per impoverirci tutti e far arricchire l’1%? Perché se si parla di economia si pensa ad argomenti noiosi e adatti solo ai cervelloni? Perché il futuro di milioni di persone, soprattutto giovani è stato distrutto da politici corrotti, legati ai poteri forti e totalmente incapaci di difendere il patrimonio pubblico e il popolo? Perché un popolo per così tanti anni non è mai riuscito a reagire? Perché non imponiamo ai nostri politici di dichiarare dei bisogni minimi di sopravvivenza sotto i quali non si può andare? Perché la globalizzazione e i concetti del libero mercati sono stati così persuasivi? Perché ci hanno convito che il mondo è comandato dalla legge T.I.N.A: There Is No Alternative (non c’è alternativa). Perché o il nucleare o il buio? Perché il TAV o l’esclusione dall’Europa? Perché l’euro o la morte economica? Perché continuiamo a cibarci di tutte queste bugie spacciate per verità assolute? Perché parliamo ancora di progresso sostenibile, quando anche nel nostro comune l’aria è inquinata tanto quanto a Vicenza? Perché continuiamo a ripeterci bugie pur di rimanere al calduccio in questo sistema, invece di uscire al freddo per combattere per la nostra stessa sopravvivenza? Perché se (come mi è capitato all’aeroporto di Venezia) faccio l’elemosina ad un signore disperato e senza una mano al semaforo, allora sono di animo buono, ma se dico agli altri che quella persona merita una vita dignitosa come tutti noi, allora sono un sognatore e uno che non sa come gira il mondo? Perché non vogliamo darci risposte a queste domande? Perché siamo codardi? Perché la scusa è: “Eh ma io non lo sapevo?”

venerdì 9 marzo 2012

A Giuliano...(sperando di aver scritto in maniera comprensibile)


Ok, d’ora in poi sarò estremamente serio, perché quello che ci stanno facendo sopra la testa o sotto gli occhi (vedete voi come vi va meglio) è di una gravità inaudita. Siamo entrati in guerra contro qualcosa che non riusciamo a vedere ma che percepiamo. Altro che Al Quaeda, qui in Europa si è deciso di massacrare milioni di vite per due semplici motivi: profitto e potere.
Argomento del giorno: il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Stamattina ho ricevuto una mail dal mio amico Giuliano su questo argomento, colgo quindi la palla al balzo per spiegare cosa è questo meccanismo nato un paio di anni fa. Cos’è il MES? È un trattato firmato dai 17 ministri delle finanze di ogni singolo stato, che prevede un fondo (inizialmente di 500 miliardi di euro, ora si parla già di 1000) al quali gli stati parteciperanno in base alle loro quote di partecipazione nella BCE (Banca Centrale Europea). Per inciso l’Italia dovrà garantire il 17% circa della somma che verrà fissata (fatevi due conti e vedete che cifra salta fuori). Prima considerazione: l’Italia non è più sovrana della sua moneta, quindi per garantire questi soldi dovrà in qualche modo richiederli a mercati privati o aumentare tasse o imposte. Se chiede soldi al privati gli interessi aumenteranno e il nostro debito sarà ancora più insostenibile e quindi taglieranno la spesa pubblica. Se aumentano le tasse si deprimono i consumi interni e si distruggono i risparmi.
Questa è una mia considerazione, ma vediamo cosa dice questo trattato.
Punto primo, è stato aggiunto all’articolo 136 del trattato di funzionamento dell’a UE questa postilla: “Gli stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo assieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessario nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”.
Traduzione: chi aderisce a questo patto salvaguardia i grandi (e piccoli) creditori esteri, le banche e le grandi istituzioni finanziarie. La concessione dei soldi per salvarvi sarà soggetta a una rigorosa condizionalità politica, ovvero dovrete accettare le nostre (BCE, Commissione Europea, FMI) politiche economiche di austerità, tagli alla spesa pubblica, distruzione dei diritti dei lavoratori.
Già questo basterebbe per chiedere ai nostri rappresentanti politici, sindacali e di governo se per caso questo trattato lo hanno letto e capito. Perché qui si parla di distruzione di sovranità nazionale e totale dipendenza da organismi esterni che rispondono a lobbies potentissime (TRANSATLANTIC BUSINESS DIALOGUE, EUROPEAN ROUNDTABLE OF INDUSTRIALISTS, EUROPEAN BANKING FEDERATION, BUSINESS EUROPE).

Il nostro parlamento in materia di politiche economiche e monetarie è stato completamente esautorato, e ripeto come già scritto in altri post, di fatto è come se un padre fosse senza portafoglio e con 2 figli piccoli che muoiono di fame.
Punto secondo, l’accesso dei privati. Cito il Trattato: “lo Stato membro beneficiario sarà tenuto a realizzare una forma adeguata di partecipazione del settore privato in funzione delle circostanze specifiche e secondo modalità pienamente conformi alle prassi dell’FMI”.
Traduzione: noi i soldi ve li diamo, ma voi (Governo Italiano per esempio) dovete assolutamente far entrare i privati nelle vostre attività pubbliche (acqua, servizi sanitari ecce cc) e svendere la vostra gioielleria. Queste righe mi fanno venire in mente due cose: distruzione di Stati Sovrani, ma soprattutto che questa crisi è stata creata ad hoc per massimizzare i profitti dei soliti noti. Altrimenti clausole come queste non esisterebbero proprio, visto che non centrano nulla con la risoluzione dei problemi attuali.
Punto terzo, per attivare l’aiuto ad uno Stato in difficoltà serve la maggioranza qualificata dell’80%.
Traduzione: pare una buona percentuale ma c’è un paradosso. Metti che sia l’Italia ad aver bisogno di questi aiuti e che alla votazione il nostro ministro (per i più svariati motivi) voti no all’aiuto. Se però si raggiunge comunque l’80% l’aiuto verrà dato. Significa che lo Stato che ha bisogno ma rifiuta di fatto non può rifiutare. Si conclude quindi che la volontà dei singoli Stati viene di fatto azzerata. Punto quarto, fissare il prezzo del prestito. Cito: “Il MES potrà concedere prestito a tasso fisso o variabile”. Inoltre: “Ai prestiti si applicherà la seguente struttura del prezzo: costi di finanziamento del MES+un onere di 200 punti base sulla totalità dei prestiti+una maggiorazione di 100 punti base per gli importi prestati e non rimborsati".
Traduzione: lo Stato che riceverà il prestito di fatto diventa un mutuatario come me o come te che leggi. Il MES deciderà se prestare a tasso fisso o variabile e se non si paga in tempo c’è una bella penale. Ancora una volta viene distrutto il concetto di sovranità monetaria e legislativa. I tecnocrati europei vogliono essere sicuri di non lasciarci nessuna possibilità di salvarci.

Chiudo qui aggiungendo un altro paio di considerazioni. Il MES è creditore privilegiato assieme all’FMI, quindi in caso si debba decidere chi pagare il MES è prima linea per la restituzione. Inoltre le controversie legali saranno portate tutte alla Corte di Giustizia Europa come avviene già con il Fiscal Compact. Dovrei parlare anche delle CAC (Clausole di Azione Collettiva) ma il discorso diventerebbe ancora più complesso e non credo di poter aggiungere ancora altra carne al fuoco.
Vi posso solo fare un appello, cominciate a studiare queste cose, cercate di capire da dove derivano, perché le propongono e perché ci vogliono impoverire. Sono concetti anche semplici, non occorre diventare degli scienziati di economia. Bisogna pensare con la propria testa, vedere con i propri occhi e smetterla di farci ingozzare di notizie che non dicono nulla. Se vogliamo vivere senza farci stritolare da questi trattati l’unica maniera è quella di studiarli, di impararli in maniera perfetta e poi divulgarli a quanta più gente possibile, fare un lavoro enorme di diffusione e di convinzione. Se vogliamo dare un futuro giusto, equo e sereno ai nostri figli siamo chiamati a farlo, altrimenti la macchina è già partita per stritolarci tutti.

lunedì 5 marzo 2012

Spieghiamo cos'è il Fiscal Compact (soffrire, soffrire, soffrire)



Aaaahhhhh questo governo dei tecnici. Proprio bravo questo governo e proprio bravi questi tecnici, talmente bravi da non farci capire che ci stanno ammazzando, anzi ci stanno facendo sanguinare ma lo fanno con rigore, sobrietà, per il nostro benessere, lo fanno con diligenza e senza perdere tempo. Bravi, proprio bravi, bravi bravissimi, va che quasi mi alzo in piedi ad applaudire….
Sarebbero da rinchiuderli tutti per alto tradimento e altri reati piuttosto simpatici, e invece i sondaggi (ma chi si fida più dei sondaggi?) ci dicono che sto governo Monti piace, piace a quasi il 60% della gente. Roba che se si candida alla prossime politiche vince senza mancojavascript:void(0) spettinarsi il ciuffo. Perché i tecnici sono seri, preparati e vogliono il bene dell’Italia!!!! Ahahahahahahahahahahaha!!! Ok adesso la smetto con le barzellette altrimenti perdo il filo del discorso.
Argomento del giorno: FISCAL COMPACT. Ve la metto giù semplice, siamo sotto attacco nucleare e noi ci preoccupiamo per la rissa al bar sotto casa. Sento già i primi mormorii: “Va bè dai Michele, sei il solito che pensa sempre che vada tutto male, pensa positivo dai!”.
Può essere ma vi chiedo di prestare estrema attenzione alla prossime righe, sperando di essere chiaro e conciso nell’esposizione.
Negli ultimi post che abbiamo pubblicato io e Matteo vi abbiamo dimostrato come il debito pubblico (di qualsiasi Stato) è la ricchezza dei cittadini. Ovvero, se uno Stato spende di più di quello che incassa con le tasse allora i cittadini si ritrovano con i loro conti correnti più “gonfi” se invece lo Stato tassa di più di quello che spende allora i cittadini si trovano con dei conti correnti “sgonfiati”. Quindi più uno Stato spende a deficit più i cittadini possono usufruire di questa ricchezza.
Già qui dovreste essere inquietati perché è da mesi che per tv, radio, giornali i nostri politici e i nostri tecnici ci dicono che dobbiamo arrivare al pareggio di bilancio e che anzi, ora bisogna che lo Stato chiuda in attivo (un po’ come una azienda o una famiglia). Anzi, ci faranno cambiare la Costituzione per imporre il surplus di bilancio senza sapere che è già da anni che l’Italia ha un attivo di bilancio (e fatalità stiamo perdendo mercato, posti di lavoro, risparmi e ricchezza). Ci dicono che lo Stato deve essere come una famiglia, deve spendere meno di quello che incassa. Ah si? Balla spaziale, gli Stati Uniti d’America hanno un bilancio in passivo da almeno 173 anni. Avete mai visto una famiglia stare in passivo così a lungo? Inoltre gli Stati Uniti d’America sono mai stati a rischio default? Così a ricordi no. E come mai? Perché uno Stato a moneta sovrana non può mai fare default a meno che non sia una scelta politica, ma un default non sarà mai per scelta tecnica. Ora i signori dell’Europa e il nostro governo ci impongo l’austerità, niente spesa pubblica, tagli selvaggi e privatizzazioni. Bel modo di risolvere una crisi del genere. Ma arriviamo al Fiscal Compact. Cosa introduce? Cito il professore Gustavo Piga (università degli studi a Tor Vergata):
“… (Introduce)la regoletta che ogni Paese che abbia un rapporto debito pubblico su PIL superiore al 60% (come l’Italia) dovrà impegnarsi a ridurlo ogni anno per 1/20 della distanza dal valore di riferimento. Per capirci: siamo oggi al 120%, del 60% superiore al valore di riferimento del 60%? Bene (mica tanto), ogni anno dovremo ridurlo del 60/20= 3 % ogni anno. Cioè ogni anno ci dobbiamo impegnare a ridurre di circa 40-50 miliardi il nostro debito (di più se siamo in recessione, con il PIL che cade). […] 3% di PIL di debito in meno ogni anno non è nemmeno pensabile poterlo fare con sole manovre di austerità rigoriste, anche se queste saranno – dopo l’approvazione di questa regola – addirittura più dure di quanto non lo sarebbero state con il solo obiettivo del bilancio di pareggio. Di fatto saranno un modo per obbligare i prossimi governi (e questo) a vendere i gioielli di famiglia, privatizzare il privatizzabile, da aziende strategiche a servizi pubblici locali a patrimonio pubblico. Nel momento peggiore per vendere, quando l’economia non tira. A casaccio, sotto la spinta dell’emergenza.
Chiaro fino a qui? Vado oltre, vediamo cosa dicono gli articoli di questo accordo:
Articolo 3
1. Le parti contraenti applicano le seguenti regole, in aggiunta e fatti salvi gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione:
a) I ricavi e le spese dei bilanci delle amministrazioni pubbliche devono essere in pareggio o in avanzo. Le parti contraenti possono temporaneamente sostenere deficit solo per tener conto dell’impatto sul bilancio del ciclo economico e, al di là di tale impatto, in caso di circostanze economiche eccezionali, o in periodi di grave recessione economica, a condizione che ciò non metta a repentaglio la sostenibilità di bilancio a medio termine.
b) La regola di cui al punto a) si considera rispettata se il deficit strutturale annuo della pubblica amministrazione non super il valore di riferimento specifico per ciascun paese, che assicura un adeguato margine di sicurezza rispetto al valore di riferimento del 3% di cui all’articolo 1 del protocollo (n. 12) sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato al trattato sull’Unione europea e al TFUE (di seguito ‘Protocollo n. 12′), così come rapidi progressi verso la sostenibilità, tenendo conto anche dell’impatto sul bilancio dell’invecchiamento. Le parti contraenti garantiscono la convergenza verso i rispettivi valori di riferimento per ciascun paese. Come regola generale, il valore specifico di riferimento per ciascun paese non deve superare lo 0,5% del PIL nominale.
Avanzo di bilancio, 0,5% di spesa a deficit (significa per uno Stato non poter spendere di fatto, significa distruggere un tessuto economico e sociale)
Articolo 4
Quando il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo supera il valore di riferimento del 60% di cui all’articolo 1 del Protocollo n. 12, le Parti contraenti si impegnano a ridurlo ad un tasso medio di un ventesimo l’anno come punto di riferimento.
1/20 per l’Italia significa circa 50 miliardi di euro l’anno, addirittura di più se siamo in recessione. Mio papà mi faceva notare che la spesa sanitaria è di circa 100 miliardi all’anno e la spesa per le pensioni è circa dello stesso importo. Questo accordo taglia 50 miliardi l’anno, quindi possiamo dire che nell’arco di 4-5 la spesa sanitaria e per le pensioni potrebbe ricevere tagli che non abbiamo mai visto fino ad ora.
Articolo 5
Le parti contraenti che sono oggetto di una procedura per i disavanzi eccessivi secondo i trattati dell’Unione, mettono in atto il programma per una partnership di bilancio ed economica con valore vincolante, contenente una descrizione dettagliata delle riforme strutturali necessarie per garantire una correzione efficace e durevole dei disavanzi eccessivi. Tali programmi devono essere presentati alla Commissione e al Consiglio europei.
Significato? Che il nostro parlamento verrà esautorato definitivamente dal decidere della nostra vita economica. Sarà qualcun altro a decidere come dovremmo spendere e cosa dovremmo fare per sistemare i conti. È come avere un papà senza portafoglio che non può dare da mangiare ai propri figli. Un dramma!!
Articolo 8
Ogni parte contraente che ritenga che un’altra Parte contraente non abbia rispettato l’Articolo 3 (2) può portare la questione dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea è vincolante per le parti, che adotteranno le misure necessarie per conformarsi alla sentenza entro un termine che sarà deciso dal detto Tribunale. L’applicazione delle regole messe in atto dalle parti contraenti di rispettare l’articolo 3 (2) sarà oggetto di revisione dei tribunali nazionali delle Parti contraenti.
E questa è la perla di saggezza dei nostri tecnocrati europei. Se qualcuno sgarra, un altro Stato può portare il tutto davanti alla Corte di Giustizia Europea. La sentenza è vincolante e ci si dovrà conformare alla sentenza anche se questo significherà massacrare i lavoratori, distruggere la spesa sociale, le pensioni o la sanità. E ovviamente esautora il nostro parlamento, e i nostri organi di controllo.
Benvenuti nel nuovo incubo europeo. Questo come dicevo prima è un attacco nucleare senza precedenti. Potete fare qualsiasi tipo di considerazione e far rigirare i numeri come volete, ma questo è un patto ed è vincolante e peggio ancora chi non lo segue può essere denunciato. Siamo già di fatto in un’epoca post democratica visto che le decisioni non sono avallate da nessuno e non è il parlamento europeo che le fa, ma è una commissione non eletta da nessuno. Vogliono strangolarci per due motivi: aumentare a dismisura i profitti del business e per riportare indietro la storia, per distruggere quel piccolo barlume di democrazia che ci resta. Qui a mio avviso non si tratta più di provare ad apportare correzioni a questo sistema, si tratta di smantellarlo e ripartire con una idea di società diversa, con valori diversi, con una propria sovranità monetaria e politica.

sabato 3 marzo 2012

Le cicale e le formiche, chi sono in realtà?

Piccola premessa: Matteo, mio papà ed io siamo stati al Summit MMT a Rimini il 24-25-26, summit che ha spiegato le cause della crisi del debito sovrano in Europa e ha dato possibili (e fattibili aggiungo io) soluzioni. Pubblico con grande piacere il secondo articolo di Matteo Grandis sul tema. Sto giro si va di metafore, vi anticipo che l'articolo è di una chiarezza imbarazzante, della serie: "Nonna, te la spiego io la crisi." Buona lettura a tutti.



Tornato a casa dal Summit di Rimini avevo mille idee e mille cose da raccontare. Credetemi per me non è stato facile: in tre giorni i 5 economisti presenti (Kelton, Hudson, Parguez, Black e Auerback) hanno praticamente frantumato uno dopo l’altro i mattoni che in due anni e mezzo di Università avevo imparato sull’economia. E’ ancora troppo presto perché sia stato in grado di riordinare gli appunti e soprattutto le idee dentro la mia testa ma vi racconterò lo stesso una storia di cui ha parlato Marshall Auerback.
Avete tutti presente la storia che il greco Esopo raccontò, quella della formica operosa e della cicala dissoluta? Perfetto adesso pensate a come negli ultimi due anni sono stati descritti tutti i greci e noi italiani. Tutti i media (e non solo) hanno parlato della Grecia come quelli che hanno falsificato i bilanci dello Stato (che per completezza d’informazione, in questo sono stati aiutati da funzionari della Goldman Sachs) e dell’Italia come un popolo spendaccione. Quindi si è andata a delineare una visione della Grecia e Italia come cicale d’Europa contro la Germania, formica lavoratrice. I famosi pacchetti di salvataggio per la Grecia, hanno diffuso l’opinione che la zona Euro sia spaccata tra le formiche nordiche e le cicale del sud. Immaginate queste cicale meridionali che,con il cappello in mano, vanno a chiedere l’elemosina (pacchetti di salvataggio) alle riluttanti formiche del nord; quest’ultime le aiuteranno ma alle proprie condizioni, imponendoli dei cambiamenti drastici nel loro stile di vita. Tutti penserete che questo racconto calzi a pennello con la situazione europea di oggi, eppure queste storielle non fanno capire la vera realtà delle cose e nascondono una situazione che non è così ben frazionata tra nord e sud. Perché?
Semplice: le formiche e le cicale sono presenti sia in Grecia che in Germania, in Italia, in Portogallo e in Francia. Le formiche esistono all’interno di ogni Stato e quello che unisce tutte le formiche del nord e del sud è la difficoltà a sopravvivere in questo periodo e a lottare ogni giorno per un pezzo di pane!! Le cicale, quelle lì sì che stanno bene, desiderose di privatizzare sempre di più e di arricchirsi distribuendo le loro perdite alle formiche. Potete voi considerare cicale una coppia greca che lavora giorno e notte per fornire una vita dignitosa ai loro figli? I salari di questa famiglia sono bassi, i prezzi dei beni primari in aumento, i bambini chiedono quello che vedono alla TV per essere accettati dagli altri e le banche non concedono facilmente prestiti. Con la crisi le cose peggiorano, si trovano senza lavoro, le tasse aumentano, si trovano senza elettricità perché lo Stato cerca di spremere da loro più tasse attraverso la bolletta e questi si trovano davanti ai loro figli senza più dignità. Sono questi quelli che vengono dipinti i cattivi dell’Unione Europea!!
Adesso prendiamo una coppia tedesca: ipotizziamo che lavorino alla Volkswagen, il loro stipendio è basso, lottano sia prima che dopo la crisi per far quadrare il bilancio. La differenza è che il loro lavoro è sempre più produttivo e i tassi di profitto in Germania sono saliti e sono stati convertiti in surplus. Le famiglie tedesche assomigliano molto quindi a quelle greche, i benefici del loro lavoro produttivo non sono mai stati visti da loro, ma se li sono appropriati le cicale( i banchieri con l’obiettivo di massimizzare i guadagni facendo il minimo sforzo) che hanno, poi, guardato e assalito il sud per buoni affari, visto i rendimenti più elevati di quelli tedeschi.
Il duro lavoro delle formiche tedesche non si traduce in più benessere, ma in più fatica e meno potere d’acquisto e d’altro canto non capiscono perché i loro governi mandano aiuti ai paesi meridionali, che loro credono cicale. Perché lavoriamo sempre di più e stiamo peggio? Perché il nostro Governo manda aiuti alle cicale greche?
Ma anche le formiche greche sono ormai alla fame e indignate. Gli è stato detto che sono la causa di tutti i mali europei, che sono la morte della civiltà, eppure loro hanno la sola colpa di aver sempre lavorato finché gli è stato consentito. I salvataggi non gli hanno mai visti, in quanto i loro miliardi sono finiti nelle banche d’Europa, loro sì insolventi.
La conclusione è che l’euro e l’Unione monetaria non doveva svilupparsi così e sta portando ad un circolo vizioso dove le formiche rischiano di mangiarsi tra loro, mentre le cicale si dividono il bottino.