mercoledì 17 agosto 2011

Aiuto....la crisi economica!!!


Mi è servito più di un anno per tornare a scrivere sul mio blog. Volevo farlo prima, molto prima di oggi, ma per tanti motivi non l’ho più fatto; principalmente per la mancanza cronica di tempo da poter dedicare ai miei scritti, buttar giù pensieri da riordinare il giorno seguente per trovare una storia bella da raccontare, interessante per chi scrive. Non vi nascondo che scrivere serve molto più probabilmente a me, perché lo vivo come un momento mio, io e i miei pensieri. Accendo il pc, mi butto sul divano, le gambe distese sulla poltrona, apro la finestra per lasciar entrare le ultime ore del giorno e quella leggerissima brezza che ti scivola addosso. Il succo di frutta c’è, il bicchiere è pieno, posso cominciare a narrare allora.
Oh, manca una cosa, musica, mi serve sempre!! Alessia mi ha recuperato “Still I rise” di 2pac, niente di meglio di un po’ di west coast per concentrarsi.
Intanto, perché un anno di assoluto silenzio? Perché se vuoi scrivere di argomenti importanti, hai bisogno di tante informazioni, di diverso tipo e da diverse fonti. In questo anno passato a leggere e raccogliere dati sono successe tante cose. La mia ragazza mi ricorda sempre che finché sto li a leggere e informarmi mi perdo un sacco di cose perché il mondo va avanti, e in effetti ha ragione.
L’argomento in questione è sta dannata crisi economica dove tutti parlano e dove tutti si professano luminari, ma anche dove nessuno ci capisce più niente e nessuno tra politici o economisti hanno ricette alternative per farci uscire.
Non vi voglio annoiare con numeri, cifre, statistiche e roba del genere, non le ho mai capite nemmeno io, provo però a mettere assieme alcuni pensieri per dimostrarvi come ad oggi non c’è via di uscita, non c’è miglioramento e non ci sarà nessuna ripartenza, a meno che…..
E allora cos’è questa crisi? È il capitolo finale della globalizzazione, osannata o odiata, ma di fatto il perno del nostro sistema economico, e quando dico nostro intendo di tutti i paese sviluppati (industrialmente sviluppati, perché sul resto ne possiamo discutere finché volete).
Cosa è successo in questi anni? Che ci hanno rubato i nostri diritti, la nostra sovranità senza che noi nemmeno ce ne accorgessimo. Dieci anni fa, quando entrammo nell’euro, ricordo ancora un servizio in tv, il 1° gennaio, quando molta gente veniva intervistata al bar e veniva chiesto loro come era sta nuova moneta. Ovviamente la gente diceva di essere contenta, che non cambiava nulla, che alla fine era sempre una moneta. Ma finché giornalisti, media, politici, e noi tutti eravamo intenti a pagare quel caffè, era invece successo qualcosa di molto grave, anzi di distruttivo. Sotto i nostri occhi l’entrata nell’Europa unita aveva sancito la perdita della sovranità monetaria, che potrebbe non dirvi nulla, ma la sostanza è che da quel momento la moneta che lo stato utilizzava per pagare le pensioni, la ricerca, le infrastrutture, la sanità, la scuola e tutto il resto era di proprietà privata e l’Italia (come tutti gli altri Paesi della EU del resto) avrebbe dovuto entrare nei mercati privati per procacciarsi le risorse necessarie per mandare avanti la macchina. La cosa tragica ovviamente è che quei capitali privati richiedevano e richiedono tutt’ora interessi altissimi (diciamo circa 60-80 miliardi di euro l’anno per quanto riguarda l’Italia). Ma soprattutto che se è un privato a prestarti i soldi, quel privato vuole vedere il tuo bilancio e vuol sapere se sei in ordine con i conti (vi ricorda qualcosa dei recenti titoli giornalistici o televisivi). E quindi se il tuo debito è troppo alto, se la tua crescita è scarsa e hai un governo litigioso, quegli interessi verranno pagati sempre più cari. Un po’ come la coppia che va in banca per chiedere un mutuo ma hanno già 2 finanziamenti, 2 stipendi bassi e litigano davanti al direttore. Un direttore serio, non concederebbe mai un mutuo, a meno che non ci siano altre garanzie da intaccare. Quello che è successo in anni e anni (quindi anche prima dell’entra nell’euro) è che i nostri politici ed economisti, coadiuvati dai giornalisti ci hanno fatto credere che il bilancio di stato è come un bilancio famigliare. Ovvero, non puoi spendere di più di quello che guadagni. Ma questa teoria è del tutto sbagliata.
Come si fa ad uscire da una crisi del genere se ci vengono tagliati diritti, salari, ci vengono aumentate le tasse, precarizzato il lavoro e le aziende delocalizzano o chiudono? Dobbiamo capovolgere le nostre idee e dire ad esempio che il debito dello Stato è la ricchezza dei suoi cittadini. Altrimenti come ho letto ieri sul giornale di Vicenza (15 agosto) nell’editoriale ci viene detto che dobbiamo pagare tutti, fare sacrifici e stringere la cinghia perché tanto gli italiani lo sanno fare. Ed invece non deve andare per forza così, con la massa a fare la fame e pochi a godersela. I nostri politici, i nostri banchieri centrali e chi detiene il potere in questo momento dovrebbero essere incriminati per crimini contro l’umanità, per aver generato povertà, per aver ingannato milioni di persone. 8 milioni sono gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Non ci basta? Il 30% dei giovani è senza lavoro! Non ci basta? Le nuove generazioni hanno per la maggior parte contratti a tempo determinato! Non ci basta? Gli stipendi dei dirigenti sono aumentati a dismisura mentre quello degli operai e impiegati sono bloccati ormai da anni! Non ci basta? 1 persona su 10 non si riscalda durante l’inverno! Non ci basta? I mercati comandano a piacimento e il governo qualsiasi cosa faccia è sempre sotto ricatto. Non siete stanchi di sentire sempre le solite manfrine ogni singolo giorno? I sindacati fanno finta di opporsi, poi firmano, poi si separano, poi scioperano contro il governo che non conta più nulla. L’opposizione fa finta di non sapere quali siano i precisi dettami europei per il contenimento del debito, e quali ricette ci obblighi ad adottare. Ho parlato con tanta gente in quest’ultimo anno, ma tanti, veramente tanti quando parlano di crisi non conoscono i motivi, li ignorano, credono che certi temi siano marginali quando invece sono il nocciolo. Sperano in qualcuno che però non arriverà mai! Se dici che l’Europa ci sta stringendo un cappio al collo, ti ridicolizzano e ti danno dell’anti europeista. Se chiedi perché secondo loro ridurre il debito è una buona cosa non ti rispondono. Se gli parli di FMI, BCE, BRI fanno finta di conoscere, ma non sanno quasi nulla di questi organismi potentissimi che decidono senza essere mai stati democraticamente eletti. Io personalmente sono stufo marcio di sentire che tanto tra un po’ andrà meglio, basta far cadere sto governo di papponi e si risolve la crisi. Non è vero signori, e lo sapete meglio di me. Ci hanno fregato, la generazione dei miei genitori, è stata completamente ingannata, non sono stati in grado di frenare l’ascesa delle teorie neo liberiste di destra e contrapporre un modello sociale degno di questo nome. E ora chiedono a noi di pagare, ma il proverbio non diceva che ci sbaglia paga?
Le soluzioni ci sono e vanno nella direzione opposta delle ricette odierne, tutte tese a privatizzare, liberalizzare, precarizzare, delocalizzare, tagliare e via con questa minestra. Vi basta prendere 4-5 giornali in uno di questi giorni, e leggere gli editoriali degli economisti o dei direttori. Vi accorgerete che a 360 gradi tutti chiedono esattamente quello che ho scritto 2 righe fa. Perché? Perché tutto hanno la stessa estrazione, e per rimanere visibili dentro a quel circolo di potere non si possono discostare. Sono replicanti, senza un pensiero vero e proprio, riportano solo teorie scritte nei libri.
Ma l’alternativa c’è. E siete voi, siamo ognuno di noi, che da questo momento in poi ci dobbiamo impegnare a ricercare una via alternativa a questo modello destinato a schiantarsi in breve tempo. Ma per cercare una alternativa bisogna conoscere le teorie che ora comandano in Europa. In breve vi posso dare qualche indicazioni, (altrimenti il mio amico Diego si incazza, ovviamente scherzo!!!) su cosa andrebbe fatto per uscire dalla crisi (senza la presunzione di avere la ricetta per tutti i mali, ma almeno propongo un sistema alternativo a questo che si è già dimostrato perdente):
- ritornare ad una sovranità monetaria dove la moneta che usiamo per la spesa pubblica non sia più in mano ai privati, che ci costringono a pagare interessi sempre più pesanti
- tassare i proventi finanziari non del 12,5%, non del 20%, ma almeno del 30%
- proteggere i nostri prodotti e le nostre lavorazioni e difendere le aziende.
- Non permettere una delocalizzazione selvaggia
- Creare un vero stato sociale, dove si spende per la ricerca, per l’istruzione, per reintrodurre la gente nel mondo del lavoro, per avere pensioni dignitose per tutti.
- Nazionalizzare le imprese che creano la spina dorsale del paese (banche, poste, telecomunicazioni, energie)
Ecco cosa intendevo prima per “a meno che”. I sei punti di cui sopra possono essere l’inizio di una alternativa (tenendo ferma la lotta alla mafia, la corruzione, gli spreci ecc ecc.)
So che sembra quasi eretico, ma gli esempi ci sono. L’Argentina nel 2001 abbandonò i dettami dell’FMI, non pagò più il debito estero, nazionalizzò le industrie portanti del Paese e adesso ha un pil in crescita attorno al 7%, nonostante l’inflazione. L’Islanda ha “licenziato il governo”, si è data una nuova costituzione e ha congelato il debito estero e sta ripartendo.
Vedete, la scelta sta a noi, la Grecia da 2 anni segue i dettami dell’FMI e della UE, e ogni giorno va peggio, ogni giorno ci sono scontri e manifestazioni. 1400 morti secondo le autorità da quando è iniziata la crisi. Hanno polverizzato uno dei più gloriosi territori della nostra umanità solo per imporre le loro teorie. La Spagna e il Portogallo sono sulla stessa barca, e perché noi non dovremmo esserci? Solo perché siamo italiani? Balle, balle enormi! Sta a noi, a te che leggi, capire il dramma che si sta realizzando e porre fine a questo gioco al massacro, altrimenti come ci ricorderanno i nostri figli da qualche anno? Come faremo quando ci chiederanno dove eravamo mentre l’Italia e l’Europa andava a rotoli? Non potremo certamente rispondere che non sapevamo!
È finito il cd di 2pac, e una frase dell’ultima canzone recita: Do or Die!! Fallo o muori. Siamo arrivati a questo, dobbiamo lottare per la nostra sopravvivenza e per quella delle generazioni future. Non possiamo fare la fine della generazione precedente, che offuscata dal bum economico si è dimenticata dei propri diritti! Dobbiamo abbandonare questo treno e costruircene uno nostro, migliore. E’ uno sforzo enorme, sovraumano ma che non ha alternative.

2 commenti:

Alessandra ha detto...

Bravo Michele.

Sono felice di leggerti di nuovo, prima di tutto.

E come ogni volta, dopo la lettura dei tuoi pensieri mi ritrovo a pensare un po' a tutto quello che mi gira attorno. In modo egoistico, se si vuole interpretare così, ogni volta prendo i tuoi pensieri e li giro per controllare un po' come sta andando la mia di vita...in questo caso, la mia di crisi.
Economica o di qualsiasi altra cosa.

Leggo intensamente:
"Do or Die!! Fallo o muori. [...]
Dobbiamo abbandonare questo treno e costruircene uno nostro, migliore".

Guardo dentro al mio portafoglio e un po' di crisi in effetti c'è...guardo dentro me stessa e la situazione non è poi così diversa.

Chiudo la pagina del blog e credo che tu mi abbia dato un ottimo consiglio, che spero possa essere d'aiuto a molti altri.
Grazie.
Ale

Diego ha detto...

E bravo Michele, vedo che la lunga assenza ha dato buoni frutti. Il nocciolo di tutto è il potere che ognuno di noi ha (e che spesso ignora di avere) di contribuire al cambiamento. I nostri genitori, oltre ad essere stati raggirati, hanno subito una sorta di lavaggio del cervello in cui l'interesse per la politica, il valore del proprio voto ed il senso civico (o di comunità, nazione) è molto meno interessante di un'auto tedesca, di un paio di jeans firmati o di un telefono con una mela mezza mangiata. Questo ha dato e sta dando margine di movimento a chi tiene le redini dello stato in mano come non era successo prima. Cito anch'io un musicista che diceva "get up, stand up, stand up for your rights". È ora che il cambiamento parta da noi in prima persona, senza aspettare il messia che venga a cambiare il mondo.