martedì 23 agosto 2011

Where amazing happens....


A volte le esperienze che ti riportano a contatto con te stesso, con le cose vere e con le tue emozioni capitano quasi per caso o comunque in modo semplice, senza tanti programmi o progetti. E così è stata questa volta.
È il primo weekend di agosto, il nostro amico Diego ci propone un weekend in montagna in val Visdende in baita. E non si può rifiutare l’aria buona, i paesaggi incantevoli, il buon cibo, le camminate nei boschi ma soprattutto la buona compagnia. Sono questi i primi pensieri che mi passano per la testa, passare 3 giorni di relax, di tranquillità, senza grandi pensieri.
Andrà molto oltre questa breve e apparentemente banale esperienza, ma procedo per gradi senza saltare da un pensiero all’altro.
Si parte il venerdì mattina, con l’afa padana che già ti morsica la pelle, il viaggio è abbastanza lungo, attorno alle 3 ore, ma lo affrontiamo (io e Marta) ascoltando musica, leggendo il giornale, senza fretta.
All’arrivo, piove, una pioggerellina leggera, quasi piacevole. Diego ci porta sul monte sopra casa sua per mostrarci la vallata. Arrivato in cima, ti pare di essere sul tetto del mondo e il silenzio tutto attorno è impressionante, e va quasi in contrapposizione con l’enormità del luogo. Montagne, vallate, boschi e tutto intorno silenzio, perfetto quasi a rispettare la maestosità del luogo. L’unica interruzione è quando le campane dei paesetti sottostanti cominciano a suonare e la vallata si trasforma in una specie di anfiteatro. Meraviglioso.
Mi siedo li, e la sensazione è strana, di quelle che ti colgono impreparato. Penso che a casa, tra il cemento, le macchine, il lavoro, la fretta, la confusione, la tecnologia mi sento (o ci sentiamo?) dei super uomini, dove nulla ci è impossibile, dove possiamo fare qualsiasi cosa, perfino sopraffare la natura e i suoi ritmi. Seduto li, sopra quella montagna, tutto quello che c’è attorno mi sta dicendo che io sono una parte quasi dimenticata. Le montagne, gli alberi altissimi e immobili, l’erba e tutto quello che ci vive in mezzo mi stanno dicendo che sono solo un frammento di qualcosa più grande di me, che non posso controllare, ma solo ammirare con rispetto. Sono un po’ sorpreso, la natura senza nessun movimento apparente mi fa capire che non è la frenesia, non è il potere, non è quello che posseggo che mi distingue.
E questa sensazione non mi abbandonerà più per tutti e 3 i giorni.
Come alla sera quando si va a mangiare in una trattoria li vicina, entrando vedo i vecchi del paese che giocano a carte. Visi sinceri, duri, ma che dopo l’iniziale diffidenza per capire chi sono questi 2 “forestieri” si aprono in saluti e sorrisi. La padrona ci tratta con estrema cortesia, si scambiano 2 battute in ladino che noi non capiamo, e la cucina è deliziosa.
Ci alziamo da tavola, sarà tardissimo penso guardando fuori, guardo l’orologio e sono solo le 9 e mezza. Giù a casa staremmo probabilmente uscendo o forse finendo di mangiare, qui il buio la fa da padrone e andare a letto non sembra così fuori luogo. Si chiacchiera a casa davanti alla stufa e al profumo di legno, pensieri che sembrano così distanti quassù che sembra di parlare in terza persona.
Si va a letto, perché il bello di quel posto è che il cellulare non prende, non c’è televisione, il pc funziona solo con la batteria (ma portarlo via mi pare inutile). Senza tecnologia che ti tiene on line 24 al giorno scopri di avere un sacco di tempo libero per fare mille altre cose, ti senti più libero, più vicino a te stesso, più a contatto con quello che ti sta attorno. Per 3 giorni non so cosa succede al mondo, non so come evolve la crisi economica, non seguo la politica, non ho impegni o obblighi, sono solo io a capire come impegnare il tempo, a riscoprire cose che non facevo da anni, tipo il sabato mattina quando si va in mezzo ai boschi a cercare i funghi per il pranzo della domenica. E quella sensazione di prima torna fuori, stando dentro a quei boschi, tra gli alberi scopri che la natura è invece frenetica, è sempre in movimento, ma non fa rumore, non è appariscente, non si mette in mostra, non è individualista. Il parallelo con la nostra vita è immediato, dove invece la gente fa casino (in tv, per strada, nei luoghi di ritrovo pubblici), è “costretta” ad apparire e totalmente concentrata su se stessa.
Chiudo qua, altrimenti trasformerei questo post in una banale telecronaca, ma non prima di tornare purtroppo alla realtà. Domenica, apro un libricino di Diego di proverbi ladini, e tra i tanti mi cade l’occhio su uno che tradotto suona più o meno così: “Se buchi un ricco, sanguinano i poveri”. Chiudo il libro, e capisco che non siamo ancora pronti noi tutti a vivere in maniera diversa, dedicandoci a quello che ci piace e non a quello che dobbiamo fare, a ritornare parte di questo mondo invece di sopraffarlo e distruggerlo. Questi 3 giorni mi lasciano dentro da una parte un senso di gioia e pace estrema per aver riscoperto una dimensione diversa, dall’altra un filo di tristezza perché ci siamo allontanati sempre di più dalla nostra terra, dalla natura senza capire quanto questo sia tragico.
Mi concedo un ringraziamento, e lo rivolgo a Diego che ci ha aperto le porte di casa sua e ci ha fatto sentire in perfetta sintonia con quello che ci circondava. Trovare persone così speciali, disinteressate e disponibili è cosa rara e difficile.

P.S: la poenta sul caliero iera fantastica!!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Michele mi piace quello scrivi. Adoro la tecnologia, la velocità delle informazioni, i telefonini, il wifi, mi piace sapere e conoscere tutto quello che posso. Sperimentare. Il potere apparente che ne viene per me è una dolce droga...tutto vero. Trovo difficilissimo staccarmi da queste velocità, dal ritmo del lavoro... Penso che la difficoltà non risieda però nell'essere "ricco" o "povero". Anzi sono convinta che dal momento in cui le necessità primarie sono soddisfatte, l'anima (???) puó elevarsi e sentirsi un tutt'uno con la Natura, il Mondo, l'Unità... Nel mio caso il problema è la paura. Trovo angosciante fermarmi. Credo che per arrivare dove sei arrivato in tre giorni ci voglia allenamento. Bisogna avere il coraggio di guardarsi dentro piano piano e ogni giorno un po'... Una specie di ritorno alle origini, ma le radici le devi avere altrimenti potresti scivolare in un baratro senza fine. Concordo con te. Disintossicarsi. Leggersi dentro per capire il fuori. Ciao.

Michele Cogno ha detto...

gradirei una firma o un modo per identificarsi quando si commenta....l'anonimato non mi piace molto!! :))))

Grazie mille a tutti