lunedì 21 maggio 2012

E se stessimo sbagliano tutto?

E se stessimo sbagliando tutto? E se non fossimo in grado di leggere quello che ci circonda, i segnali che ci arrivano? Se non fossimo in grado di trovare una vera alternativa? Quale futuro ci sarebbe per noi, per i nostri figli, per il nostro ecosistema e addirittura per il nostro pianeta Terra? Ho avuto la settimana scorsa uno scambio di opinioni con il mio amico Pippo proprio su questi temi. La sua domanda riassumendo era questa: “Michele, ma esiste una teoria economica che mette in relazione lo sviluppo/crescita con il consumo del territorio, dell’acqua, delle risorse minerarie ecce cc?”. Non che io sia il miglior interlocutore ma (Matteo vienimi in aiuto se dico cazzate eh) potrei dire qua che esiste pochissima (se non zero) letteratura economica che metta assieme ad esempio l’inflazione con gli effetti sul clima, o le esportazioni con l’effetto sulle risorse minerarie. Ci sono sicuramente teorie e pratiche che parlano di sostenibilità, di decrescita e altro, ma credo che ci sia poco o nulla che parli di: “Come facciamo a non scannarci tutti per il petrolio?” Pippo mi diceva: “Non si tratta di consumare meno, già adesso la Terra non riesce a starci dietro in quanto a consumo di risorse, intendo proprio come evitare di distruggere tutto!!”. Qualcuno che sa rispondere? Silenzio in sala, vero? Siamo tutti bravi a scaldarci sulla Lega, su Renzi, sul PD, sulla Juve, sul vicino di casa che rompe, tutti bravi a scendere in piazza a chiedere: “LAVORO!”. Non vi posso ripetere tutto daccapo ma se leggete gli ultimi post, il sottoscritto (e non solo io per fortuna) vi sta dicendo da un po’ di tempo che ci dobbiamo riprendere la nostra sovranità, monetaria, legislativa e fiscale. Bene Michele, ma questo cosa centra con lo sviluppo e il consumo di risorse? Faccio presto, rapido e indolore. Il concetto è questo: uno Stato sovrano può decidere la sua moneta, quindi il livello dei prezzi che circolano in quella nazione (per i bisogni primari almeno), decidere quindi anche il costo e la quantità di lavoro necessaria. Lo Stato sovrano DEVE indebitarsi (con se stesso) per creare benessere per i cittadini, ovvero buona sanità, buona scuola pubblica e buone infrastrutture. Attenzione, non parlo di ricchezza, parlo di benessere. Detto questo quindi, uno Stato sovrano può decidere in autonomia come strutturare il suo apparato produttivo. Esempio, quanto lavorare? Esiste una teoria economica che ci impone di lavorare 8 ore al giorno per 5-6 giorni? Aspetta, guarda la forse su quel libro enorme in salotto….ah no no, quelle sono le ricette di Suor Germana, niente!! C’è una teoria che ci dice che dobbiamo usare la farsa del biodiesel? Eh ma Michele, è il libero mercato, così si crea concorrenza e i prezzi si abbassano!! Si difatti, la benzina adesso la dan via in omaggio assieme alle mozzarelle. Esiste una teoria economica che ci impone di consumare sempre di più per “far girare l’economia?”. Eh ma Michele, senza crescita siam finiti, non c’è alternativa (Ah la T.I.N.A che gran donna, per chi non conoscesse T.I.N.A=There Is No Alternative, ovvero non c’è alternativa).
Ecco si cresciamo va, che poi nel fiumiciattolo sotto casa mia manco le alghe ci vogliono rimanere più. Sig. Cogno, lei si dimentica il PIL. Dannazione il PIL, come facciamo se il PIL non cresce? Sapete che vi dico, chi se ne frega. Cioè dai, è ridicolo come misuratore di ricchezza. Perché li dentro ci vanno finire gli incidenti stradali, le morti sul lavoro, la cementificazione, l’aumento di consumo di farmaci (ovvero siamo tutti più malati o ci sentiamo di esserlo). Quindi? Quindi faccio un paio di pensierini da bambino delle elementari. Se uno Stato sovrano può decidere quale sia la sua economia, il livello dei suoi prezzi, dei suoi salari e può addirittura decidere quanto sia giusto lavorare (Michele va va, che sei un Comunista che non capisce niente) perché non lo applichiamo, perché non lottiamo assieme per questo? Questa forse è una risposta a quella domanda di Pippo. Decidiamo non tanto di decrescere all’improvviso, decidiamo invece assieme quale sia il massimo di ricchezza accumulabile, decidiamo di calcolare il PIL in maniera diversa, decidiamo di lavorare meno tutti per far lavorare tutti, decidiamo quali lavori incentivare (che ne dite di migliorare il livello scolastico, di cura agli anziani, ai disabili ecce cc) decidiamo che sanità, scuola, infrastrutture, acqua e altri bisogni primari rimangono sotto il controllo pubblico. Meglio ancora, decidiamo quali siano i bisogni primari, che dite? Tiriamo una linea rossa e sotto di quella non si scende, perché il libero mercato, la globalizzazione, l’austerità di Monti non hanno tirato quella linea rossa e stiamo scendendo talmente in basso che non c’è povertà, c’è miseria, e dalla miseria non ti rialzi, perché ti prende dentro, ti toglie l’aria e non ti fa pensare. Da quella piacevole chiacchierata ho capito che dobbiamo coniugare una scelta economica con una scelta ambientale/sociale, altrimenti se applichiamo solo la prima finiremo per consumare il pianeta, se applichiamo solo la seconda rischiamo in questo momento di lasciare indietro un sacco di gente e di farla in ogni caso soffrire. Ora qualcuno potrebbe chiedersi e chiedermi, come facciamo? Eh bravo, io mica ho la lampada di Aladino (anche se mi capita spesso di strofinare qualche vaso sperando esca il mago) ma il fatto certo è che o ci impegniamo a capire queste dinamiche (economiche e ambientali) a studiarle, a divulgarle rischiando in prima persona e coinvolgendo tutti, altrimenti saremo sempre degli schiavi, parleremo sempre per sentito dire. Perché il sistema di potere è complesso, vasto e radicato ovunque. Non lo cambiamo senza lottare per la nostra dignità. Con ogni mezzo necessario.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao. Mi permetto un commento. Mi ha colpito l'ultima frase che parla di dignità e mi è venuto in mente il concetto di libertà, quel gran parolone universale che tante cose raduna a sè e che è strettissimamente legato a quello di dignità. "Va aggiunto inoltre che non c'è bisogno di combattere questo tiranno, di toglierlo di mezzo; egli viene meno da solo, basta che il popolo non acconsenta più a servirlo. Non si tratta di sottrargli qualcosa, ma di non attribuirgli niente" A parta - perdona la battuta che quel acconsenta mi ricorda qualcosa (mumble) il concetto è che il potere si può disgregare solo partendo da scelte personali, se abbiamo in testa la vita e la sacrosanta libertà, il potere perderà ragione di essere, dall'interno e non per attacchi esterni, secondo me. Desautorato, distrutto reso inutile. Questa è la mia utopia che parte da "non scelte" quasi irrazionali e istintive. Per esempio la rinuncia a posti di lavoro di potere e dominio su altri: se divento "capo" vuol dire che ho la possibilità, anzi il dovere di decidere per gli altri, al loro posto. Iniziamo a rifiutarci.... Grazie per la lettura. Marta Brentegani

Anonimo ha detto...

Ops, la citazione è di un certo Etienne de la Boétie un ragazzo nemmeno diciottenne che scrisse il Discorso sulla servitù volontaria circa nel 1574.
M.B.