domenica 16 giugno 2013

Il sogno di una vita....(a volte capita)

Capita a volte nella vita di iniziare un viaggio quasi per sbaglio, senza conoscere la meta, senza zaino sulle spalle, solo con una maglietta, un paio di pantaloncini e le scarpe. Un viaggio preso al volo, solo per il gusto di farlo. L’estate scorsa, credo fosse luglio o forse agosto (eh la vecchiaia fa brutti scherzi) mi arriva un sms da Alberto, che non sentivo da anni. Abbiamo giocato assieme nlle giovanili in Trasteverina, poi le nostre strade si sono divise. L’sms ha più o meno questi toni: “Mit, ti andrebbe di dare una mano a fare un campionato di seconda divisione, la giochiamo con gli under 19, servirebbero due tre figure con esperienza, che dici?”. Era finita da poco una stagione disastrosa a Camisano, volevo in realtà fermarmi col basket. La risposta fu più o meno questo: “Alberto, ho già dato parola ai ragazzi della pallavolo, se vuoi io posso forse fare un allenamento e una partita ogni tanto, quest’anno va così, non ti posso promettere di più.” Già immaginavo la risposta di Alberto: “Ah ok, allora vai tranquillo, ci sentiamo per l’anno prossimo”, e invece no, mi “incastra” con un sms fuori script: “Bè, ok va benissimo”. Come va benissimo? Ti ho detto che posso venire ogni tanto se posso, e per te va bene? Non avevo ancora capito nulla dell’ambiente dove mi sarei trovato a giocare. Al primo allenamento mi sentivo così fuori posto, che un mujaheddin al centro commerciale si sarebbe sentito decisamente più a suo agio. Giovanotti di 17-18, decisamente troppo hi-tech per il sottoscritto e appartenenti ad un’altra epoca (in senso buono). I “vecchi” sono, in ordine sparso: Orso, Rajo, Checco Matteazzi, Matteo Pigato e il sottoscritto. Con calma durante questo post li conosceremo tutti. Si va dritti alla prima di campionato contro Longare, vittoria di 50 punti che non ti aspetti, festa, tanta festa, ricordo che Ricky viene da me a fine partita e mi fa: “Oh Mit, però dai, secondo me siamo da playoff”. “Ehmmm, Ricky, siamo alla prima di campionato e io non sono Damiano il mago di Milano, magari tra 3-4 mesi ti so dire meglio eh.” Giustamente alla seconda perdiamo fuori casa a Bassano di misura. La terza di campionato è a Noventa ad orari improponibili per un mercoledì sera, ore 21.15. Trasferta in macchina con Mauro (da ora in poi solo Mourihno) che praticamente conosce tutte le osterie/ristoranti/bar della riviera berica perché sono tutti suoi clienti. Capisco che adora il baccalà perché ogni volta che passa per di qua, si ferma in un ristorante con il quale ha una tresca e fa scorta per un paio di anni. Vinciamo sto giro per merito di un terzo quarto clamoroso di quello che sopra mi chiedeva info per i playoff. Mette un paio di triple che spaccano la partita in due. Da li in poi 7 vittorie in fila, alcune tirate (vedi Caldogno in casa), altre senza particolari patemi, ma ad ogni partita gli automatismi funzionavano sempre meglio, scoprivamo di essere un gruppo solido, di essere in grado di vincere e divertirsi, di prenderla sempre sul ridere con l’idea che la miglior partita sarebbe stata quella successiva. L’ultima di andata è contro Schio, prima in classifica, noi due punti indietro, loro imbattuti. Per tutta la partita ci hanno insegnato basket, sono volati a +18, l’abbiamo rimessa in piedi con i denti ma loro non hanno mai perso il filo del discorso. Sconfitta con qualche black out da parte dei più giovani, ma nessuna tragedia. Chiudiamo il girone di andata con una sconfitta, roba che se ce lo dicevano a inizio anno prendevamo tutti per pazzi scatenati. Girone di ritorno più complesso, perché vengono un po’ a mancare le energie, soprattutto per i più giovani che facevano doppio campionato. Perdiamo male, ma male male a Lonigo e a Caldogno. Come sempre in questa stagione nessuno che sale sul banco degli imputati, nessun processo, il giorno dopo si tornava in palestra a lavorare, a migliorare la chimica, a capire gli errori. È stata una bellissima sensazione vedere come anche dopo sconfitte sanguinose, si tornasse ancora più convinti di prima, con l’idea che non si poteva mollare. La ciliegina sulla torta è la vittoria in casa 59-55, con tripla finale di Checco Matteazzi (aka “quandocontasegnosempre”) contro Schio all’ultima di campionato che credo ci abbia consegnato l’idea che potevamo vincere contro tutti e tutto. Se abbiam battuto loro, perché non possiamo rifarlo nei playoff? La semifinale dice Caldogno-Quinto e l’idea di giocarci contro non piace molto, perché ci hanno battuto, sono più esperti, più pesanti sotto canestro. E invece in gara1 da loro si consuma la “vendetta” perfetta con una vittoria sopra ogni aspettativa. Abbiamo giocato con una intensità da serie D, abbiamo giocando con una confidenza che non avevo mai visto, eseguito gli schemi e difeso alla morte. Uno su tutti spicca sulla partita, Checco Matteazzi che mette a referto solo 2 punti, ma porta a casa 9 rimbalzi vitali per noi, difende, recupera palloni. In spogliatoio gliela spiego molto semplicemente: “Checco, per me la tua miglior partita della stagione”. La promozione era distante altri 40 minuti, gara2 in casa nostra. Sabato 18 maggio era tutto pronto per la gran festa, ma per te quarti era più una guerra che una festa. Poi come già capitato, sempre quello del : “Oh Mit, però dai, secondo me siamo da playoff” decide che è ora di chiudere i conti, mette due triple in un amen, ruba palla dalla rimessa e segna il solco definitivo che apre le vie della vittoria. Decisamente da ricordare papà Cogno, che in tribuna era rosso paonazzo al limite dell’infarto e papà Beppe (Ilaria) che al tavolo minaccia gli avversari (SCIENZIATO!!!). Mentre il cronometro si avvicinava allo zero mi guardavo attorno, guardavo i miei compagni e onestamente non avrei mai pensato di vivere queste sensazioni. A inizio anno, come avevo già fatto notare a tutti, sembravamo l’armata branca leone, invece ora in campo tutti avevano fatto il loro compito, con la massima dedizione e con la massima disponibilità a sacrificarsi per i compagni. Ricordo che a metà stagione prima di una partita, in spogliatoio ricordavo a tutti che non capita molto spesso in una carriera di arrivare primi, e quando si ha la possibilità di farlo bisogna dare tutto e crederci fino in fondo. Questo ragazzi hanno colto al volo il mio consiglio. Credo che l’esempio arrivi da un paio di personaggi in particolare: Rajo e Orso che almeno per me, ogni volta che scendevo in campo mi davano la certezza che la sotto nessuno, e dico proprio nessuno avrebbe preso un rimbalzo o segnato facile. La sensazione di avere due guardie del corpo, pronte a sacrificarsi per non concedere nemmeno un centimetro ai nemici. Vedere Orso andare a raccattare i palloni letteralmente dalla spazzatura mi esaltava ogni volta. Erano quei classici palloni che il 99,9% dei giocatori considera persi, lui no, lui ci andava come se fosse una questione di vita o di morte. Quanti palloni recuperati? A dozzine, e credo sia uno dei segreti della nostra vittoria. E vale lo stesso per Rajo, recuperato fresco da una operazione al ginocchio, che sulla linea di fondo ha fatto vedere dei movimenti che Lebron li deve ancora imparare. Personaggio decisamente sopra le righe, a lui non serviva la preparazione atletica, ma solo un altro giro di Gin Tonic. Mancava la finale per chiudere il cerchio, per dare un senso compiuto a questo viaggio. Martedì 28 maggio, ore 20.00 a Montecchio contro Schio. Proprio come nei film dove i buoni devono vincere, partita sempre in controllo, anche sul +10 con ottimo basket e buona difesa. Schio che rimonta fino al -1 (41-40) e con il tiro del sorpasso che però va sul ferro. Noi che riallunghiamo sul +10 (50-40) ma incapaci di chiudere la partita. A 15 secondi dalla fine, 50-49 per noi, palla al sottoscritto che va a cercarsi un fallo in penetrazione. 2-2 dalla lunetta e altra vittoria, ma sto giro si alza la coppa, la prima per la società. E vai con la festa, foto, abbracci, urla, il Presidente che sfoggia una bandiera 2metrix2metri bianco rossa. Giò mi viene incontro e mi fa: “Mit, ma sei emozionato?” e io fingendo autocontrollo: “Io? Nooo…nono” trattenendo le lacrime per un pelo. A proposito, Giò complimenti per la partita, hai fatto esattamente quello che dovevi, prendere rimbalzi, segnare i palloni che ricevevi, correre e difendere. Va così, perchè quando hai vinto hai vinto, che sia seconda divisione, serie A, Eurolega o NBA almeno per me non fa differenza. Per una sera tutti noi abbiamo vinto, siamo primi e lo saremo sempre ricordando questa serata. Alla fine seduto in spogliatoio ho ripensato all’sms di Alberto, ho ripensato alla scelta di cominciare questo viaggio a mani vuote. Mi ritrovo una sera di fine maggio, con un bagaglio di esperienza, emozioni, persone, vittorie, sconfitte, canestri, botte, rimbalzi, chiacchiere, scherzi. E questo bagaglio credo permetterà di prolungare il mio viaggio per un bel po’. Anzi credo onestamente di essere a debito con tutti li dentro per quello che loro hanno dato a me, per quello che mi hanno trasmesso, perchè hanno sempre dato tutto quello che avevano, senza trovare scuse, senza mollare un attimo. Una grande famiglia come poche altre volte ho avuto la fortuna di conoscere. A tutti quelli che hanno condiviso il campo con me, a tutti i dirigenti, a tutti i genitori che ci hanno supportato durato questo anno, sento di inchinarmi per quello che avete fatto, per quello che siete, perché un anno fa avevo deciso che col basket avevo finito. Mi avete preso per mano, ridato fiducia. Questo forse, vale ancora più di qualsiasi vittoria. No, non è ancora finita, visto che come in tutte le stagioni che finiscono in gloria, qualche ringraziamento devo pur farlo. E adesso ve li beccate: Prima di tutto, grazie, ma grazie grazie ad Alberto Morbin che mi ha trascinato dentro a questa avventura, inizialmente credendoci molto più di me. Ai due pazzi scatenati, che rispondono all’appellativo di Presidente e dirigente, Stefano Sparelli e Mourihno Sperandio, perché credo che il vostro lavoro oscuro per organizzare tutta la stagione sia stato gravoso e a volte anche noioso. Credo sinceramente che voi due, per come vivete lo sport, abbiate dato una visione precisa di quello che volete ottenere e del come lo volete ottenere. Mourihno icona fashion per il suo maglioncino rosa, il Presidente idolo dello spogliatoio perché su una mail scrive: “Oh raga, io ho prenotato la porchetta, 100kg!!!”. Credo potremmo sfamare tutte le famiglie di Quinto per giorni interi. E vederlo urlare a Montecchio “GHEMO VINTOOOO” col bandierone in mano è stato impagabile. Vi ringrazio per la splendida targa che mi avete regalato e che è in bella mostra in casa mia, vi ringrazio perché mi avete dato tutto senza mai chiedere nulla. A Coach Toni Vianello che dopo 6-7 milioni di: “Eccetera eccetera” ha fatto crescere questi ragazzi e li ha portati in finale contro ogni aspettativa. Ovviamente a Orso e a Rajo per quello che già ho detto prima, ma anche per molto altro, per il loro altruismo, per tutto il lavoro che fanno con i bambini, per l’idea che hanno di insegnare il basket. Perché se potessero mangerebbero anche mia zia dopo le partite (epica la frase di Orso che fa a Rajo: “Oh, scolta qua, piano per la serata, prima Enfant Prodige, dopo Old Wild West e dopo McDonalds”). Poi ancora, grazie Pietro (aka Wayne) perché in difesa è uno che ti molesta, uno che odia essere battuto dal suo avversario. A Matteo Ilaria perché in campo sei un leader, uno che si prende sempre le sue responsabilità e giochi con tutto quello che ha in corpo. A Ricky Zilio perché credo tu possa dare ancora di più in campo, perché sei un ragazzo semplice e onesto che dici sempre quello che pensi. Grazie a Steve perché mi ha fatto capire che c’è chi si veste peggio di me (clamoroso l’abbigliamento in gara1 contro Caldogno: scarpe color puffo, calzetto bianco con righe orizzontali anno ’70, braga corta sopra il ginocchio, canottiera da muratore, giacca e cappellino da baseball)e perché in campo non esiste qualcosa che gli fa paura. Grazie a Pas perché sei il miglior dj del circondario. Grazie a Toz perché hai organizzato il miglior Harlem Shake d’Italia. Grazie a Checco Matteazzi perché senza tanti giri di parole puoi diventare il nostro miglior giocatore offensivo. Grazie a tutti i ragazzi che hanno giocato meno, a Marco, a Moro, a Jack, grazie a chi mi sto dimenticando, perché ci siete sempre stati agli allenamenti, perché lo fate per migliorare, perché avete sempre partecipato col cuore e avete fatto crescere questa famiglia. Grazie a Matteo Pigato che nonostante i suoi 3601 impegni ha dato in contributo fondamentale in gara1 contro Caldogno e perché si prende cura delle giovani leve. Ti capitano queste cose nella vita, quelle cose dove nulla può andare storto, dove ti capitano 2 tiri liberi decisivi per vincere la finale, ovvero l’occasione che un giocatore aspetta per una vita. Ti ritrovi in mano quella palla, segni quei due liberi e all’improvviso realizzi che quel ragazzino dinoccolato che a 13 anni ha preso in mano il pallone da basket per sbaglio ce l’ha fatta. Ecco perché ho un debito verso ognuno di voi, perché il sogno di una vita l’ho realizzato con voi. Vi ammiro!
HONORABLE MENTIONS: per ultimo e non perché meno importante, ma proprio per esaltare una qualità umana che ritengo fondamentale per affrontare la vita: l’autoironia. Esegue EDOARDO SPERANDIO. Sms di un mercoledì mattina: “Oh raga, stasera Harlem Shake, portate tutto quello che avete”. Il nostro per non saper ne leggere ne scrivere si porta dietro l’armadio. Risultato? Muta da sub con pinne e boccaglio. Muta talmente stretta che il nostro rischia seriamente un collasso respiratorio. Uno SCIENZIATO. Al secondo posto, sempre il nostro. Test atletici a fine stagione, si prova l’elevazione da fermo. Mi avvicino a Edo: “Oh Edo, allora, quanti centimetri di elevazione”. Mi guarda serio: “Mit, grosso modo ci passa un foglio di carta”. Piegato in due dal ridere. Autoironia, consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti, amore per il gioco smisurato. Ecco perché l’ho tenuto per ultimo, perché Edo rispecchia quelle caratteristiche umane che dovrebbero avere tutti.

1 commento:

Edo ha detto...

Letto e riletto, robe da farmi commuovere... Un inchino, Mit!