venerdì 1 giugno 2012

Papà, io da grande farò il calciatore

“Papà, io da grande farò il calciatore”. Queste parole sono state pronunciate da mio fratello alla tenera età di 3 anni, dentro ad un campo da calcio. Se guardo indietro al passato, direi parole profetiche. Mio fratello è diventato un giocare di calcio, tra enormi sacrifici, vittorie esaltanti e sconfitte dolorose, infortuni che l’hanno tenuto distante dal campo ma che gli han dato sempre volontà nel tornare più forte. Con un po’ di presunzione credo di assomigliare a mio fratello nell’avere dentro il senso della competizione, della lealtà sportiva, della ricerca dei dettagli, della cura del corpo e che quindi quello che sta leggendo nei giornali degli ultimi giorni gli faccia parecchio male, o per lo meno lo lasci perplesso. Ci risiamo, calcio scommesse, intrighi con la malavita, corruzione, accuse, smentite, ricatti con tanto di foto, intercettazioni tra calciatori e personaggi della malavita. Tutto vero? Tutto falso? Una montatura architettata ad arte? Non lo so, impossibile da sapere, ma vorrei provare qui a trovare una soluzione, o almeno una traccia per fare in modo che “il marcio” esca dal calcio e più in generale dello sport, visto che il basket non sta molto meglio (almeno in termini finanziari). Ora, non concordo con Mario Monti quando desidererebbe chiudere il calcio per 2-3 anni, ma sicuramente va fatto qualcosa e credo che quel qualcosa sia un lavoro enorme per ripulire l’ambiente. Perché è come asciugare il pavimento quando entra l’acqua in casa, ma se non scopri da dove arriva l’acqua, prima o poi torna. Prendo in prestito alcune delle regole e norme del basket professionistico americano (NBA). L’NBA da sempre ha avuto problemi enormi con i giovani afroamericani (occhio, non è razzismo) che uscivano troppo giovani e inesperti dalla scuola, firmavano contratti miliardari e cadeva nelle mani di amici, papponi, donne e stili di vita parecchio rischiosi. Ragazzi nati nei ghetti più pericolosi difficilmente una volta diventati celebrità riuscivano ad estromettersi da certi ambienti (Carmelo Anthony apparso in un documentario underground dove si diceva di non denunciare lo spaccio di droga del suo quartiere alla polizia). Siccome la NBA è una macchina da miliardi di euro (solo gli stipendi di tutti i giocatori sono calcolati in qualcosa come 3 miliardi di dollari) e con una immagine da sostenere, cosa ha fatto il Commissioner David Stern? Ha obbligato i nuovi arrivi a sedersi a scuola per qualche settimana per imparare come comperare una casa, come investire, come evitare di cacciarsi nei guai, di non utilizzare armi, da chi farsi seguire, da quali avvocati e una serie di norma di buona condotta (addirittura come stare seduti a tavola in un ristorantee come vestirsi nelle occasioni ufficiali). Troppo? Troppo poco? Giudicate voi, a me come concetto piace. Ti do milioni di euro, ti faccio vivere alla grande, ti tiro fuori da potenziali problemi e te rispetti quello che ti chiedo di fare.
Qualche mese fa inoltre la NBA si è fermata (sciopero o lockout) perché non c’erano più accordo tra giocatori e proprietari. I giocatori in quel momento portavano a casa il 58% degli introiti totali delle società, i proprietari volevano ridurre questa percentuale almeno attorno al 50-50. L’accordo non è arrivato in tempo per l’inizio della stagione (di solito la notte di Halloween), si è chiuso baracca e burattini fino alla notte di natale quando l’accordo è stato firmato. Da questi esempi proporrei questo per il nostro calcio: 1. Obbligare i giocatori (tutti) a corsi periodici per imparare a utilizzare i propri soldi, a evitare “brutte compagnie”, a stare distanti da potenziali comportamenti a rischio. 2. Imporre un tetto salariale come nella NBA, ovvero imporre che spendo per gli stipendi non più del 50% del mio fatturato. In questo modo evito disequilibri finanziari e ricatti da parte di giocatori e agenti. Si forma una tabella per gli stipendi in base all’anzianità o ai ruoli o a qualsiasi altro parametro 3. Si tolgono le società dalle quotazioni in Borsa. Si toglie in concetto di pagare il “Cartellino” e si decide che si fanno scambi di mercato parametrizzando gli stipendi e mettendo una soglia di tolleranza. Ovvero un mio giocatore prende 100.000 euro l’anno, lo posso scambiare solo con un giocatore che ha lo stesso stipendio con una percentuale di tolleranza del 10% in positivo e negativo. 4. Si “spalmano” gli introiti da diritti tv nella stessa percentuale per tutte le squadre. Se la Juve spende 100 milioni di euro per fare la squadra, che senso ha che il Chiedo si iscriva al campionato se ne può spendere forse un decimo? 5. Si impone il surplus di bilancio o comunque il pareggio. Magari non anno su anno, ma si fanno controlli ad esempio triennali. Se ogni 3 anni hai sempre il bilancio in rosso allora o riesci a metterti in riga oppure chiudi 6. Migliorare i controlli antidoping e imporre una squalifica secca di 2 anni la prima volta che si viene beccati, squalifica a vita la seconda volta. Credo sia troppo facile puntare il dito quando si scoprono i colpevoli. È una questione culturale, vanno educati i giocatori, i dirigenti, i presidenti, anche i tifosi (la storiaccia di Genova è stata imbarazzante). Una volta educati allora puoi fare la voce grossa ed estrometterli dal giro, ma se non si viene educati è troppo facile sparare a zero, sport che a noi italiani viene sempre piuttosto bene. Altrimenti quel bambino di 3 anni sul campo da calcio crescerà con un modello sbagliato, inseguendo falsi miti, mettendosi in guai enormi. Ogni volta che mio fratello scende in campo ne vado estremamente fiero perché so che lui (come tanti altri) rappresenta la faccia pulita dello sport.

1 commento:

Diego ha detto...

Sono molto d'accordo su una "riforma" dello sport, tuttavia il caso delle scommesse è una situazione che ogni tanto si ripropone e che non lascia spazio ad alibi. All'inizio degli anni '80, Paolo Rossi fu squalificato per totonero con uno stop di 2 anni. Guadagnava 5 mld di lire, e interrogato su quanto aveva fatto, ha risposto: "ho un figlio da mantenere". Non dico niente su Buffon, visto che la faccenda è ancora da acclarare, ma non credo che abbiamo a che fare con degli sprovveduti, non in queste situazioni.