mercoledì 12 dicembre 2012

Non votare è una scelta di libertà

Io non voterò alla prossime politiche. Perché dovrei votare il mio aguzzino? Perché dovrei mettermi in fila per farmi mettere le manette? In giro sento sempre le solite scuse: “Eh ma votare è un tuo diritto, non votando non faresti sentire la tua voce”, “ eh ma Michele, bisogna stare uniti per evitare che vincano gli altri” (già sentita per le regionali questa), “eh ma Michele, così fai il gioco di Grillo, non possiamo lasciare in mano a lui il futuro dell’Italia”. Queste frasi nascondono un unico sentimento, la paura. Non ne faccio una colpa ai singoli, ai miei amici. Il sistema politico, mediatico, informativo ci ha portato a vivere di paura e ad alimentarci solo di quella. Ma la paura non può essere la nostra maestra, la nostra consigliera. Non può e non deve essere. Io conosco poche cose, ragiono semplicemente e vedo la mancanza di alternativa, vedo l’immobilismo e vedo l’ipocrisia. Di chi? Di molti, moltissimi. Le poche cose che so sono queste: abbiamo perso sovranità monetaria e quindi abbiamo una moneta (euro) che acquistiamo a debito. Tutto quello che facciamo, accendere la macchina, fare la spesa, comperare una casa è debito. Abbiamo perso sovranità legislativa e fiscale. L’Europa ci indica cosa fare e noi lo facciamo, modifichiamo la Costituzione (art. 81) per inserire il pareggio di bilancio semplicemente perché ci viene imposto da organi non eletti. Il nostro Parlamento non ha più nessun potere in termini economici e fiscali e non può nemmeno mediare sui trattati europei (trattato di Lisbona votato all’unanimità). Abbiamo firmato trattati che creeranno drammi sociali e personali perché distruggono il nostro tessuto industriale e produttivo, perché distruggono i salari e i diritti. Come faccio a dirlo? Perché li ho letti questi trattati (Maastricht, Lisbona, Fiscal Compact, ESM, ERF, Velsen) e ne ho compreso il fine. Distruggere gli stati sovrani a favore di una entità astratta più grande (l’Europa). Imbavagliare il potere sovrano e rendere gli stati dei normali clienti del sistema finanziario e riportare i popoli ad un medioevo culturale, sociale ed economico. Nessun partito politico mette in dubbio questi trattati e il loro scopo. Non il PD, totalmente piegato agli interessi europeisti, non il PDL in grado solo di balbettare parole buttate li a caso, non la Lega che inveisce contro l’Europa ma poi vuole ridurre il debito pubblico perché c’è lo chiedere l’Europa e i mercati finanziari, non l’IDV che firma il trattato di Lisbona e poi va in giro a blaterare della perdita di sovranità, non SEL che prova ad analizzare il problema ma si ferma sempre 1 cm prima delle soluzioni concrete. Non lo fa Grillo perchè a livello economico il suo movimento ha le idee molto confuse. Scrivo queste righe, perché vi voglio dire che come nazione dobbiamo riappropriarci della nostra moneta, della nostra sovranità fiscale ed economica. Ma prima di tutto, dobbiamo riappropriarci dei valori, della comunità , del bene comune. Quali valori? Parliamone, io vi posso dare i miei: diritto ad un lavoro retribuito, alla scuola pubblica per tutti, alla salute per tutti senza costi aggiuntivi, controllo dell’ambiente, dell’aria e dell’acqua, una economia territoriale e a misura d’uomo, il sistema bancario e finanziario utile solo per finanziare i progetti di una comunità, lavorare meno, incentivare i lavori “verdi” e i lavori sociali. Molto di questi valori sono sanciti nei primi articoli della Costituzione, nulla di nuovo. Conosco inoltre realtà che hanno rifiutato i diktat neoliberisti dell’FMI, della Banca Mondiale, del WTO. Realtà che stanno uscendo dalla crisi e che stanno prendendo strade diverse rispetto alla nostra austerità economica. (http://www.youtube.com/watch?v=psNWLP1X_xs, http://www.youtube.com/watch?v=jwt90m7WFvo) Certo, punti molto generici ma su cui si può lavorare e impegnarsi. Ma al di fuori di questo paradigma economico e politico. Siete stanchi della politica? Bene, la facciamo noi, ci consideriamo più bravi e più onesti? Bene, mettiamoci in prima fila. Se continuiamo a dare la colpa alla crisi economica, ai politici corrotti, allo stato ladro e alla globalizzazione non rimarrà nulla di noi nei libri di storia. Malcolm X in un bellissimo discorso parlava di scegliere tra “la scheda e il fucile”. Se la scheda (elettorale) non ci permette di avere condizioni migliori, allora l’unica alternativa è il fucile. L’oppresso non può chiedere la libertà al suo oppressore con le parole, perché se l’oppressore non conosce il dialogo quelle parole andrebbero sprecate. Se l’oppressore usa il fucile, per liberarci dobbiamo usare il fucile. Il che non vuol dire essere un violento, significa avere la possibilità di liberarci. Se l’oppressore usa la parola, io userò la parola. È quello che Malcolm X definiva “by any means necessary” (con ogni mezzo necessario). Un cambiamento arriva quando ci liberiamo dalla paura, soprattutto della paura di perdere quel poco che abbiamo. Dobbiamo renderci conto che questo sistema fondato sul debito perpetuo e permanente, ci sta togliendo tutto e quando avremo perso tutto sarà troppo tardi. Il momento è ora. È ora di rivendicare quello che è nostro per il semplice fatto di essere persone, ovvero la dignità umana in questa società, in questo tempo. Il cambiamento si ottiene molte volte anche con il sangue (inteso come volontà di rimetterci del proprio), in questo momento noi tutti abbiamo paura di sanguinare.

2 commenti:

Diego ha detto...

Leggendo il tuo post ho avuto la sensazione di sentire un discorso di Malcolm X o di M. L. King. Bello e vero. Il messia non arriverà, ci dobbiamo muovere noi.

Anonimo ha detto...

Ciao Michele, non è solo per motivi economici di fallimento dell'impresa Euro(s)pa che non è il caso di andare a votare.
Probabilmente bisognerebbe fare un passo indietro e pensare a cosa significa democrazia rappresentativa diretta. E se ha senso auspicarla per un Paese di sessanta milioni di abitanti. Perchè quindi votare e non solo chi è la domanda. Ma mi piace il tono non pacifista del tuo scritto (e mi piacerebbe sapere che ne pensa Corà, con il quale non ho più corrispondenza - in tutti i sensi - ). "La differenza ell'Italia rispetto agli USA e altri Paesi Europei... sembra essere l'incapacità di transitare da una fase di accumulazione violenta e predatoria a una fase nella quale il potere sociale ed economico acquisto in passato si stabilizza e si legalizza dando vita ad un ordine che rispecchia valori sociali consolidati. E' mia opinione che in Italia persista una rimozione culturale su un tema centrale e strategico che da sempre investe - proiettandosi sul futuro - la questione democratica e la questione Stato: il rapporto irrisolto tra classi dirigenti e violenza" Saverio Lodato e Roberto Scarpinato - IL RITORNO DEL PRINCIPE. Marta B.