martedì 7 maggio 2013

Giurare sulla Costituzione italiana non ha più nessun significato

“Giuro sulla Costituzione…”. Queste tre parole sono state pronunciate da tutti i ministri del neo governo Letta. Sono sobbalzato sul divano a sentire queste parole, perché ci prendono in giro in una maniera talmente palese che nemmeno riusciamo a rendercene conto. Se vuoi nascondere una cosa, cerca di renderla più visibile possibile. Funziona così. Ve lo dico senza mezze misure o mezzi termini. Il nostro Parlamento e la nostra Costituzione sono inutili, possiamo farne a meno. Sono stati superati, sono stati svuotati di valore e significato. Potremmo chiudere il Parlamento, non pagare più nessuno (così poi quelli incazzati contro La Casta la smetteranno di piagnucolare, e si renderanno conto che gli sprechi più grandi e le ruberie maggiori arrivano da ben più in alto). E no, non sono fascista, e nemmeno voglio la dittatura, ma vi ripeto che il nostro Parlamento non conta più nulla e la nostra Costituzione è stata svuotata dei suoi significati e valori. È stata svuotata dal sogno di renderci persone libere, consapevoli e realizzate. Parto dalla fine della storia per poi risalirci per sommi capi. Articolo 3 della Costituzione italiana:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Articolo bellissimo, per parole, per significati, per il sogno di sviluppare una società libera, che partecipa alla vita del Paese. Sancisce come compito della Repubblica quello di rimuovere ostacoli economici e sociali. Capite, è un compito, non un passatempo. È un obbligo, non una possibilità. Ora guardate la nostra situazione sociale ed economica e confrontatela con il sogno descritto in questo articolo. Le colpe? Tante e di tanti, anche nostre ovviamente, ma non è di questo che voglio trattare oggi. Adesso facciamo un gioco, prendiamo l’articolo 3 e lo buttiamo nel cestino o meglio lo cancelliamo dalla nostra Costituzione. Tranquilli, non siete i primi, arrivate tardi, l’hanno già fatto. Come? Sarebbe più utile chiedersi perché, per il momento partiamo dal come. Articolo 81 sempre della nostra beneamata Costituzione, modificato nel 2012 per inserire il famoso pareggio di bilancio. Tradotto? Significa che questa modifica obbliga il settore pubblico ad essere in pareggio. Significa spendo 100, e richiedo indietro 100 tramite le tasse. Significa lasciare 0 all’economia reale, do 100 e prendo 100. Significa che il settore pubblico non può più sostenere la crescita, i consumi, i settori in crisi e le fasce sociale più deboli. Non può più spendere per rimuovere quegli ostacoli sociali ed economici per renderci liberi e per migliorare la nostra condizione umana. È stata inserita una modifica in Costituzione (senza dibattito e votata praticamente all’unanimità) che oltre a impoverire economicamente l’Italia e i suoi cittadini, condanna le fasce più deboli della nostra società ad una vita di stenti, condanna milioni di giovani e donne a non realizzarsi, a non perseguire i propri sogni. Condanna milioni di persone ai ricatti, a compromessi inaccettabili. Condanna milioni di persone alla sofferenza. Esattamente il contrario di quando definito all’articolo 3. Eppure ci hanno venduto questa modifica all’articolo 81 come una modifica giusta, virtuosa, per sentirci più europei. Non c’è stato dibattito, non c’è stato contradditorio. Dove erano tutti i nostri pensatori liberali, liberisti, socialisti, democratici? Dove eravate quando era il momento di fare fronte compatto contro lo scempio della nostra Carta fondamentale? Chi ha pagato il vostro silenzio? O meglio, visto che possiamo dedurre chi vi ha pagato, quanto vi hanno pagato e quanto vi stanno pagando? Solo questo? No, questo è solo l’ultimo atto di perdita di sovranità da parte di tutti gli Stati che adottano l’euro come moneta. Le altre fasi? Il Meccanismo Europeo di Stabilità, che obbliga l’Italia a versare 125 miliardi per creare questo ombrello protettivo. Visto che l’euro non è nostro, dobbiamo chiederlo a prestito alla grandi banche internazionali senza possibilità di negoziare il tasso di interesse. E poi il six pack, il two-pack, il trattato di Lisbona e Maastricht 20 anni fa. Tutti trattati che sovrastano le nostri leggi nazionali e quindi pure la Costituzione (uno dei più autorevoli studi su questo tema è The Lisbon Treaty, the readable version, second edition, di Jens-Peter Bonde, Foundation for EU Democracy, 2009. Nella nota N. 50 c’è il testo legale di questo principio). Per questi motivi, il nostro Parlamento non gestisce praticamente più nulla, l’80% delle nuove leggi sono rettifiche a leggi comunitarie. La cosa peggiore di tutte a mio avviso è che avendo perso sovranità monetaria e con l’introduzione del pareggio di bilancio, i governi italiani hanno perso anche la sovranità fiscale. Perché? Bè, semplice, ora come obiettivo principale c’è il pareggio di bilancio, il resto viene in secondo piano. Come faccio ad ottenere il pareggi di bilancio se ho interessi sul debito in continuo aumento e le entrate fiscali calano per via della crisi? Aumento le tasse e continuerò ad aumentarle. In pratica l’unico modo per affrontare la crisi in Europa è aumentare le tasse e tagliare i servizi e i risultati sono davanti ai vostri occhi. Quindi chi sta forse festeggiando per lo stop dell’Imu e dell’Iva, bè smettetela, arriveranno altri aumenti da qualche parte o comunque altri tagli alla spesa pubblica. La coperta è corta e il governo e il parlamento sanno perfettamente che se tirano da una parte rimane scoperta l’altra e viceversa. Sono condannati a sottostare ai padroni che si chiamano Merkel, Troika, mercati finanziari. Non si possono fare politiche serie per l’occupazione, per la scuola, l’istruzione e la ricerca. Ci hanno imbrigliato e ora stanno stringendo il cappio. Se vogliamo tornare a stringere la storia del nostro popolo tra le mani e riportarla verso binari corretti, allora dobbiamo rifiutare tutto quello che vi ho appena descritto. Via il pareggio di bilancio, via tutto, smantelliamo un castello costruito per una elite e da una elite sulle spalle di milioni di persone. Torniamo ad essere liberi, che almeno per me non significa fare quello che si vuole, sprecare e rubare. Bensì significa responsabilità, senso della cosa pubblica, significa metterci la faccia e il corpo per difendere un sogno. Chiudo, specificando che anche a me fa schifo la Casta, la corruzione, gli sprechi, i nepotismi e tutto quello che già vediamo ogni giorno su tv e giornali. Non significa sottovalutare le porcherie locali e regionali, significa semplicemente riconoscere il piccolo ladro di quartiere che ruba al supermercato dal grande trafficante internazionale che accumula denaro e potere. Giurare sulla Costituzione è falso ed ipocrita, specialmente da parte di chi l’ha svenduta e sotterrata senza che noi cittadini potessimo mai capirci nulla.

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