lunedì 9 luglio 2012

Si fa un sacco di fatica a smascherare le cazzate

Si fa sempre un sacco di fatica a smascherare le falsità, perché ti tocca leggere un articolo, continuando a scuotere la testa in segno di dissenso, incazzarti, incazzarti tanto, finire l’articolo, pensare che chi scrive certa roba deve essere come minimo mal informato e poi cominciare a trovare dati, fonti, rileggere cose che già sai e imbastire una risposta. Ancora peggio è farlo di lunedì mattina, quando il mio amico Diego mi spara un articolo sul possibile default dell’Argentina. Qui trovate il link (http://www.ilpost.it/2012/07/08/largentina-e-di-nuovo-vicina-al-default)ovviamente dovete leggere per capire la mia risposta. Vediamo assieme punto per punto di smascherare questo articolo, premettendo che non sto incensando l’Argentina e non sto nemmeno dicendo che sia il governo più bello del mondo o il posto più felice del mondo. Sto solo cercando di fare chiarezza, perché è come si scrivessero che in Italia siamo tutti mafiosi. All’inizio dell’articolo si dice che il governo argentino vita di convertire i pesos in dollari e che questa è solo l’ultima “di un mix di misure di protezionismo e politiche monetarie poco ortodosse”. Ok, fate un parallelo con la nostra vecchia Europa dove sono state abbattute le frontiere, aperto ai mercati esteri, distrutti i diritti dei lavoratori e applicato politiche monetaria ampiamente ortodosse. Stiamo di un bene cane vero? Siamo tutti felici e prosperi vero? Stiamo tutti lavorando vero? Le nostre aziende fatturano come non mai vero? Il nostro stato sociale garantisce parità di diritti a tutti vero? Andiamo avanti, cito l’articolo de Il Fatto Quotidiano (versione on line): “Da allora l’economia argentina è riuscita a crescere, anche se non ha mai raggiunto i livelli pre-default. Per la presidenta Cristina Kirchner l’obbiettivo del 2012 è di raggiungere una crescita del PIL pari al 4,5-7,5% (la stima mssima del Fondo monetario internazionale è del 4,2%). Per ottenere questo risultato, Kirchner ha aumentato la spesa pubblica, tanto che nel 2012, probabilmente, il bilancio si chiuderà con il primo deficit primario (cioè le spese dello stato supereranno le entrate, prima ancora che vengano conteggiate le spese per interessi sul debito) dopo anni.” I livelli pre default sono già stati abbondantemente sorpassati e l’economia argentina (PIL) cresce a ritmi cinesi da diversi anni, quindi attorno al 8-9%. Se avete seguito questo blog con attenzione inoltre capire da soli che ampliare la spesa pubblica significa lasciare ai privati più ricchezza, siano essi famiglie o imprese. Il fatto che chiuda in deficit non è un problema visto che avendo moneta sovrana quel deficit lo potranno sempre ripagare. Negli anni in cui il bilancio era in attivo l’Argentina aveva una economia depressa, alta disoccupazione e pure alta criminalità. Continuiamo nelle lettura: “Così i soldi per finanziare la politica di spesa pubblica voluta da Kirchner sono arrivati dalla Banca Centrale, che a partire dal 2010 ha progressivamente perso indipendenza, fino a diventare oggi una succursale del governo. Dal 2010 ad oggi circa 16 miliardi di dollari sono passati dalla banca centrale al governo.” Ma dai, strano che questo avvenga!! È successo sempre così anche nella nostra Italia fino al 1981, la Banca Centrale finanziava il debito pubblico tenendo bassi i tassi di interesse. Poi quando qualche genio sotto pressioni esterne ha separato la Banca Centrale Italiana dal Tesoro i tassi di interesse sono schizzati. Quello che sta facendo l’Argentina è normale politica monetaria e nulla di catastrofico o folle. Si legge ancora: “L’immissione di così tanta moneta sul mercato ha un effetto quasi immediato: l’inflazione. Quando aumenta la quantità di denaro in circolo, ma non aumentano di pari passo i beni e i servizi prodotti, il denaro perde di valore. A parità di denaro, quindi, diventa più difficile comprare gli stessi beni che ci si poteva permettere qualche tempo prima. Secondo il governo argentino, l’inflazione procede in maniera normale, almeno per un paese in via di sviluppo. Secondo l’INDEC (cioè l’ISTAT argentina) l’inflazione è intorno al 9%. Secondo alcuni ricercatori indipendenti (multati e minacciati dal governo, scrive il Washington Post) l’inflazione è a più del 25%, un dato su cui sono concordi quasi tutti gli analisti. Il settimanale economico britannico Economist ha deciso di non utilizzare più i dati INDEC nei suoi articoli.” Correggiamo subito, l’inflazione non è data dalla stampa di moneta ma da un disequilibrio tra domanda e offerta. Se l’inflazione fosse legata alla stampa di moneta gli Stati Uniti d'America sarebbero sotto una iperinflazione visto la stampa di 700 miliardi di dollari da parte della FED per “salvare le banche”, idem perl’Europa dopo che Draghi ha stampato vagonate di euro per “salvare le banche”. E invece niente, l’inflazione non si è mossa, anzi si è grattata la pancia ed è tornata a sonnecchiare. L’inflazione è una stortura tra domanda e offerta, troppa domanda rispetto all’offerta fa salire i prezzi e questa ascesa crea aumento generalizzato e quindi inflazione. Le cause dell’inflazione possono anche essere altre ovviamente, i dati parlano però di una inflazione bassa rispetto all’anno del default e in ogni caso sotto controllo. L’articolo poi continua ma io mi fermo qua. Sottolineando come a mio avviso venga fatta pesante disinformazione su queste tematiche. E le domande più scomode non so quelle legate al debito argentino o alle loro scelte economiche. Sono legate a noi, ovvero a che pro? A che pro viene pubblicato un articolo del genere? A chi giova mantenere nell’ignoranza milioni di persone? A chi conviene tutto ciò? Chi ci guadagna e cosa ci guadagna da tutto questo? Possiamo fidarci degli organi di informazione? Chi comanda gli organi di informazione? E da dove vengono presi i dati economici? Sono domande scomode ma che ognuno di noi dovrebbe cominciare a porsi. Per chi vuole approfondire la situazione dell’Argentina consiglio questo documento (è in inglese e un po’ lungo ma con molto grafici e semplice da comprendere, quindi fate un sforzo): http://www.cepr.net/documents/publications/argentina-success-2011-10.pdf

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