sabato 20 aprile 2013

Buon compleanno a papà Romeo....

Lo so. Lo so. Dovrei parlare di crisi economica, finanziaria, della crisi politica italiana. Ci sono un sacco di argomenti urgenti che andrebbero analizzati. Faccio presto a liquidare questi temi: la crisi economica è legata ad una crisi finanziaria del debito privato, e la crisi finanziaria è dovuta ad una crisi politica che a sua volta è scaturita da una crisi culturale. Chi, dove, come e perché sono domande che richiederebbero pagine e pagine e forse ancora non ne troveremmo il dritto. (tranquilli, prossimamente torneranno i post sulla crisi economica) Ma oggi no. Oggi per la seconda volta in questo mese, parlo della mia famiglia. Oggi è il compleanno di papà Romeo. Il che significa che vi beccate un altro post dove vi scrivo cosa rappresenta la mia famiglia. Mi abbandono ai ricordi, perché a differenza di mamma Giovanna che è stata ed è una presenza discreta, leggera, che da l’esempio facendo le cose nel modo migliore possibile, papà Romeo è stato un esempio perché mi parlava, mi spiegava (mi parla e mi spiega tutt’ora), si è messo in prima fila a guardarmi crescere. Nella mia crescita ho dei ricordi nitidi della presenza di papà e dei suoi insegnamenti. Il primo ricordo in assoluto è di una domenica mattina al mercato di Camisano, non ricordo bene quanti anni avevo, la ero piccolino, direi 4-5 anni. Ricordo di esse uscito di casa con un obiettivo, farmi comperare un giocattolo. E per tutto il tragitto fino al mercato (1km) mi ricordo di aver pianto, urlato e fatto di tutto pur di avere un “SI” dai miei genitori. Andò diversamente, mio papà mi teneva per mano, ad un certo punto proprio in centro paese, mi recapitò una sculacciata sonora che mi zittì di colpo. Fine delle richieste, fine del mio giocattolo preferito. Non ricordo bene il dopo, ma quell’instante è impresso nella mia mente. Se ci penso ora e glielo faccio presente ci facciamo delle risate clamorose. La prima e unica volta che mio papà mi diede una sculacciata. C’è però un ricordo che ogni volta che mi torna alla mente mi mette di buon umore, ovvero le giornate passate a pescare a casa della nonna Dorina (aveva la casa a 20 metri dal fiume Tesina). Giornate infinte, ci si alzava alle 6 di mattina, si preparavano le canne, i vermi e le attrezzature e poi via, tutti dentro la 127 bianca. Io, Ale, papà, Manuel, Gianca, Diego. Era veramente speciale quel posto, perché eri immerso nella natura, sul fiume con alberi tutti attorno e noi proprio sulla riva a pescare. Mi sentivo Sanpei, il problema è che il più delle volte la mia canna rimaneva incastrata sulle rame degli alberi e mio papà passava mezze ore a districare il filo. Ma pescare era veramente emozionante. Era tutto perfetto, c’era il sole, la tranquillità e quel senso del fare le cose “qui ed ora” come se il mondo attorno non esistesse. Finita la pesca, tutti a casa della nonna che puliva il pesce e poi lo friggeva per tutti. Si rideva un sacco, si faceva casino, si pescavano i “gobbi” (pesci tremendi pieni di spine), si perdeva di tutto, ci si sporcava, ma a fine serata ti sentivi come se avessi scalato l’Everest o se avessi vinto la coppa del mondo. E poi? E poi papà, mi ricordo le giornate passate in orto a vangare, che se ci penso adesso non so quanto tempo ti facevo perdere o quanti danni facevo, ma ogni volta col calma mi spiegavi, mi mostravi. E la conserva? Ti ricordi i weekend interi passati a tagliare pomodori, a cuocerli dentro il pentolone che portava a casa la mamma dal lavoro e a mangiare in garage sopra la cella frigorifera perché “ se se brusa tutto semo ciavai”? Io me li ricordo eccome, facevamo la conserva sempre a inizio settembre, se mi annuso le mani ora mi sembra di sentire il profumo dei pomodori appena tagliati, l’acqua fredda che corre ovunque. Era una specie di festa, passavano tutti a trovarci, a vedere se andava tutto bene. Certo, crescendo queste cose non le ho più fatte, ma ti giuro che sarei pronto a rifarle subito (per la verità l’orto lo faccio eh). Andrei di nuovo a pescare con te, starei una giornata interna in orto (magari adesso no, perché te sei vecchio e ti stanchi subito. Scherzo!!!). Farei la conserva come la facevamo quando ero piccolo, mettendo i vasetti ancora bollenti dentro ai carrelli della spesa coperti con le coperte di lana (che poi, perché avevamo i carrelli della spesa a casa? A chi li abbiamo rubati?). Oltre a queste cose pratiche, ho dei splendidi ricordi anche di quando venivi (e vieni tutt’ora) a vedere tutte le mie partite, ma proprio tutte. E per come ti ho sempre visto fare il tifo sugli spalti, vado talmente fiero di te che racconto a tutti di quanto casino facevi. Per tanti miei ex compagni di squadra sei stato un “idolo” perché hai sempre fatto un tifo rumoroso, ma onesto e divertente. Dopo ogni partita sia che io avessi giocato poco o tanto non hai mai parlato male dell’allenatore, abbiamo sempre analizzato la parte tecnica e tattica, discutendone anche il giorno dopo. Non hai mai interferito con il mio modo di allenarmi, ma sei sempre stato orgoglioso di quello che facevo. Potrei chiedere altro? L’altra sera andando a Padova assieme parlavamo proprio di questo e ci siamo detti cose che forse per la prima volta ci siamo detti col cuore, con quella consapevolezza che forse ancora mi mancava. È stata una sorpresa sentirti dire che non vedevi l’ora che arrivasse il weekend per venire a vedere le nostre partite perché così ti scaricavi dalle tensioni della settimana. Non me lo avevi mai detto, anche se implicitamente lo capivo vista la passione che ci mettevi. Poi sai, c’è un’ultima cosa che voglio dirti e credo sia la più importante e fondamentale per capire il tuo carattere. È da almeno 3 anni che discutiamo ininterrottamente di crisi economica, siamo partiti da posizioni diverse ma non distanti. Siamo stati a Rimini ad uno dei più grandi summit mai organizzati in Italia. Mi hai visto parlare a conferenze e mi hai visto spiegare a tanta gente cosa sta succedendo, mi hai dato la possibilità di parlare a persone che io non avrei mai raggiunto come i tuoi colleghi. Ritengo che dopo tutto quello che hai fatto e che hai passato, non sia semplice rimettere in discussione tutto e ricominciare con ancora più voglia e determinazione. Ti ho visto affrontare con coraggio un altro capitolo della tua vita che ti sta dando ancora tante soddisfazioni. L’altra sera in macchina ti ho visto sorridere del tuo passato, e non un sorriso di sollievo, ma un sorriso che dimostrava come quel passato abbia costruito il tuo essere, la tua personalità. Ti ho guardato negli occhi con un misto di ammirazione e orgoglio quando mi hai detto: “Te te immagini, se ghemo comprà na casa, go cresuo do fioei, go girà el mondo, desso so in pension e me godo el me tempo libero e me permetto de fare queo che me piase”. È questo il senso della vita papà? Perché se il senso della vita è essere orgogliosi del proprio cammino, di ciò che si è fatto, di come lo si è fatto, e se il senso della vita è quello di potersi guardare indietro e poter sorridere dei momenti belli e brutti, allora credo che nel tuo percorso, tu abbia trovato il senso della vita. Buon compleanno!!

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